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Caputo: “Dura giocare senza tifosi: ci mancano persino gli insulti. De Zerbi…”

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Le dichiarazioni dell'attaccante del Sassuolo e della Nazionale Italiana Francesco Caputo ai microfoni del quotidiano Repubblica

Alessandro De Felice

Il 9 marzo 2020 mostrò un foglio alle telecamere dopo il gol al Brescia con la scritta "Andrà tutto bene, restate a casa". A quasi un anno di distanza, Francesco Caputo, attaccante del Sassuolo ci tiene a lanciare un altro messaggio attraverso un'intervista rilasciata al quotidiano Repubblica: "Vacciniamoci tutti, a prescindere dai dubbi che la gente può avere. È la soluzione giusta per liberarci della pandemia".

Come si sta negli stadi senza rumore?

"Alla fine ti abitui a tutto, ma giocare in quell’atmosfera - anzi, senza atmosfera - è stata davvero dura. Ci mancano i tifosi, persino gli insulti. Però la salute viene prima: non è ancora tempo di riaprire".

Le mancano gli insulti, ma Caputo non lo insulta mai nessuno: come a farsi benvolere anche dai tifosi avversari?

"Ma sapete che non lo so neanch’io il perché? Avverto questa simpatia, mi rendo conto di quello che trasmetto, ma boh. Forse dipende dalla spontaneità. Può darsi che qualcuno si identifichi in me".

Il ragazzo di provincia che arriva in Serie A a trent’anni?

"Sono cresciuto sui campi in terra battuta e forse a guardarmi viene voglia di credere nei sogni".

Toritto, Altamura, Noicattaro: sognava la Nazionale quando aveva quelle maglie addosso?

"Non ho mai avuto l’assillo di diventare un calciatore, ho sempre giocato per divertirmi, ma con serietà e cercando di migliorarmi. Poco alla volta ho fatto la mia strada. Le due maglie azzurre che ho indossato le ho appese in casa, sono le uniche che ho esposto: se ne arriveranno altre o meno mi rimarrà per sempre dentro l’emozione di aver difeso i colori della mia nazione".

Ma perché di Caputo ci si è accorti tardi?

"Non lo so, e non è così importante. In B ho sempre segnato tanto ma la A ho dovuto conquistarmela sul campo con l’Empoli. Andreazzoli, con cui giocavamo un calcio divertentissimo, è stato fondamentale, come poi De Zerbi, anche se al Sassuolo non è stato facile inserirsi nel contesto: devi essere bravo a legare il gioco, a giocare tra le linee, a dare sostegno ai difensori".

E lei lo è?

"De Zerbi mi dice che so fare cose che in pochi fanno, soprattutto a livello di movimenti. Il fatto è che lo faccio senza pensare, mi viene spontaneo".

C’è qualcuno che le somigli, da qualche parte?

"Non ci ho mai pensato. Ci ragiono un po’ sopra, perché in effetti non ho caratteristiche comuni. De Zerbi me lo ripete sempre».

Infatti i suoi idoli non le somigliano.

"Tutti sanno che impazzivo per Del Piero e che abbiamo in ballo una mitica cena che per colpa della pandemia non abbiamo ancora fatto. Oggi ammiro molto Immobile. Eppoi è italiano, e io sto sempre con gli italiani".

È l’unico che negli ultimi tre anni abbia segnato più di lei.

"Sono del parere che i numeri dicano la verità, e se i numeri dicono che sono tra i migliori qualcosa di vero ci sarà. Ma il più delle volte queste statistiche me le fanno notare gli altri".

Il suo segreto è la leggerezza?

"Se ti focalizzi troppo su un obiettivo poi le cose non ti vengono. Se pensi di dover fare per forza 20 gol, non li farai. Bisogna prenderla così come viene, allenarsi bene e dare il massimo".

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