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Cazzullo: “Piaccia o no, Antonio Conte è il numero 1 e ha dribblato l’errore più grande”

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Intervenuto sulle colonne del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo spiega perché Antonio Conte sia il numero uno

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo spiega perché Antonio Conte sia il numero uno:

"L’idea di presentare il prossimo campionato come un duello tecnico e di personalità tra José Mourinho e Antonio Conte è suggestiva ma fuorviante; e non solo perché la Roma è una squadra da ricostruire, mentre l’Inter nonostante le incertezze della società è una macchina ormai rodata. Mourinho — come ha ricordato con laziale franchezza Paolo Di Canio — è reduce da una serie di fallimenti agonistici e umani in Premier. Il suo arrivo è ovviamente una buona notizia per il calcio italiano, uscito a pezzi dalle Coppe europee come tranne rare eccezioni accade da un decennio, dalla Champions conquistata proprio dall’Inter di Mourinho. Ma in questo momento il numero uno nel borsino degli allenatori è oggettivamente Conte. Anche lui è un personaggio divisivo. L’ossessione per il calcio e per il successo lo scava dentro. Basta rivedere la sua faccia la sera dell’eliminazione dalla Champions, il suo dialogo livido con Fabio Capello (all’evidenza i due non si amano) che con aria beffarda gli chiedeva: «Ma l’Inter ha un piano B?». La risposta di Conte non aveva convinto: «Ce l’abbiamo, ma non lo diciamo». Ora possiamo dirlo: il piano B ce l’aveva davvero. L’Inter è stata risistemata in modo da correre meno rischi e sfiatare gli avversari, che si sono ritrovati molte volte a fare la partita, ma a uscire sconfitti".

"Il volto di Conte, quella sera, tradiva un’instabilità emotiva che gli è costata molte critiche: grande allenatore, per carità; peccato il carattere… Ma un uomo è il suo carattere. Se Conte non avesse quel carattere, non sarebbe Conte. La sua esigente ferocia è la sua forza. A volte il carattere gli ha fatto commettere errori; come quando lo scontro con la Juve è sceso a livelli che uno sportivo che con la Juve ha vinto moltissimo, in campo e in panchina, dovrebbe evitare (anche se quando si litiga la colpa e la ragione vanno sempre condivise). Ma l’errore più grande Conte l’ha dribblato: lasciare l’Inter alla fine della scorsa stagione, magari preparando il terreno per la seconda volta a Massimiliano Allegri, l’altro grande allenatore della serie A. Per fortuna sua e dell’Inter, Conte è rimasto. E ora ne coglie i risultati. Certo, non sarà mai amato da tutti. Ai tempi della squalifica, quando bisognava trovargli un posto in tribuna da dove potesse seguire la partita, i tifosi della Fiorentina lo accolsero con lo striscione «Conte la posizione a te adeguata / è a Sollicciano dietro un’inferriata» (Sollicciano è il carcere di Firenze. Non è inutile però ricordare che, per l’omessa denuncia dopo AlbinoLeffe-Siena, dalla giustizia ordinaria Conte fu assolto «per non aver commesso il fatto»). Noi che amiamo la Nazionale non gli perdoneremo mai di averla lasciata, dopo un Europeo straordinario — battuto il Belgio poi semifinalista ai Mondiali russi, battuta la Spagna campione d’Europa, la Germania campione del mondo portata ai rigori; il tutto con Pellè centravanti —, per andare a guadagnare (ancora) di più al Chelsea. Ma i più bravi, amati, non sono quasi mai. E in questo momento, piaccia o no, Antonio Conte è il più bravo".

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