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Colonnese: “Inter da scudetto. Vi racconto il 5 maggio. La finale ’98? Ronaldo ci disse…”

Le parole dell'ex difensore nerazzurro

Marco Astori

Lunga intervista concessa da Francesco Colonnese, ex difensore dell'Inter, ai microfoni di Repubblica. Tanti i temi affrontati, cominciando dalla celeberrima finale di Coppa Uefa con la Lazio del '98.

Cosa ricorda dei suoi sentimenti quella serata?

"Il senso di rivalsa. Quindici giorni prima avevamo perso lo scudetto. La Lazio era fortissima, ma eravamo fortissimi anche noi. Li incontrammo sul campo d'allenamento, avevano l'atteggiamento spavaldo di chi ha già vinto prima di giocare, pericolosissimo nel calcio. Ronaldo, che in campionato aveva segnato a tutti tranne che alla Lazio, li vide e ci disse: Tranquilli ci penso io".

Era più forte la sua Inter, con di Zanetti, Djorkaeff e Ronaldo, o quella di Hakimi, Vidal e Lukaku?

"Questa è molto forte, la rosa è pazzesca, e può ancora crescere. Ma non me ne si voglia se dico che la nostra Inter era speciale. Ronaldo era il più forte del mondo, e il gruppo era solidissimo. Avevamo la miglior difesa del campionato".

Anche l'Inter di Conte ha chiuso lo scorso campionato con la miglior difesa. Cos'ha in Comune l'Inter di oggi con quella di allora?

"Equilibrio tattico, concretezza e difesa a tre. Fresi o Bergomi al posto di De Vrij. A sinistra West o Galante dove ora c'è Bastoni. Io al posto di Skriniar o D'Ambrosio".

Fra i due, in chi si rivede di più?

"In D'Ambrosio, per rapidità e aggressività. Skriniar è un colosso, il classico centrale alto con grandi doti in marcatura".

"Per quel che ho visto, l'Inter è bella e divertente. Ma resto per i difensori sporchi e cattivi, che non lasciano sguarnito nemmeno un palmo di campo. In ogni caso, nel calcio ha ragione chi vince e l'Inter le prime due le ha vinte".

È da scudetto?

"Assolutamente sì. Ha aumentato il valore della rosa, lavora già da un anno con Conte, ha uno spogliatoio unito. La Juve è favorita perché vince da nove anni, certo, ma solo per questo. La difesa dell'Inter è potenzialmente più forte di quella della Juve, almeno fino al ritorno di De Ligt".

Il 5 maggio 2002, data sacra per gli juventini e terribile per gli interisti, lei era in panchina con la maglia della Lazio.

"È stato molto brutto. Lo stadio era tutto per i nerazzurri, una situazione surreale. Forse anche per questo, l'Inter sottovalutò la gara, fu superficiale. La Lazio era molto forte, arrivò terza in campionato. Quella partita è la prova che tutte le gare vanno giocate. Non esistono partite vinte in partenza".

Cosa si aspetta dalla partita dell'Olimpico?

La sua immagine del profilo su WhatsApp la ritrae assieme a Gigi Simoni.

"Mi ha preso a 19 anni alla Cremonese, l'ho seguito a Napoli, all'Inter e a Siena. Abbiamo avuto incomprensione e riconciliazioni, ma per me era un padre. Un maestro di rispetto e serietà. Sono andato a trovarlo spesso anche quando stava male.  Sono riuscito a salutarlo negli ultimi istanti di lucidità. Gli ho sempre dato del lei, anche in quel momento. L'ho sempre e solo chiamato mister".

La morte di Simoni ha riunito il gruppo dell'Inter del '98?

"Certo, ci siamo risentiti tutti e in quell'occasione abbiamo creato una chat di squadra. Eravamo e restiamo un gruppo unito, lo abbiamo dimostrato anche nel lutto. Abbiamo vinto quella bellissima coppa Uefa. Avremmo meritato di vincere lo scudetto".

Marcello Lippi, arrivato dalla Juve, fu accolto con freddezza dalla maggioranza degli interisti. Conte ha invece saputo conquistare moltissimi tifosi. Qual è la differenza?

"Erano momenti diversi. Dopo il '98, con lo scudetto perso per il fallo non fischiato di Iuliano a Ronaldo, la ferita era aperta. Conte è arrivato in un momento diverso, oggi la contrapposizione è minore. Ed è stato molto bravo lui a conquistarsi il rispetto sul campo, a farsi volere bene".

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