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CorSera – Inter concreta ma l’attacco è un rebus. Scudetto difficile, l’Europa…

Il passaggio della maggioranza azionaria è storia vecchia (15 novembre 2013); gli argentini del triplete (Cambiasso, Milito, Samuel e Zanetti) sono usciti di scena il 18 maggio, all’ultima di campionato persa a Verona con il Chievo; la...

Francesco Parrone

Il passaggio della maggioranza azionaria è storia vecchia (15 novembre 2013); gli argentini del triplete (Cambiasso, Milito, Samuel e Zanetti) sono usciti di scena il 18 maggio, all’ultima di campionato persa a Verona con il Chievo; la rivoluzione è compiuta. Questa è l’Inter di Erick Thohir (torna a Milano mercoledì) e di Walter Mazzarri e questa deve ballare. Così c’è molta curiosità intorno alla squadra, ora che il presidente ha insediato i suoi uomini e l’allenatore conosce tutto o quasi. È alla seconda stagione in nerazzurro e al secondo anno era arrivato alla finale di Coppa Italia con la Sampdoria (2009) e aveva conquistato il terzo posto e la zona Champions con il Napoli (2011). Nemanja Vidic, 33 anni, preso dal Manchester United a parametro zero, avrà il doppio compito di pensare a se stesso, ma anche ai compagni di linea, perché la sua esperienza sarà fondamentale, anche per la maturazione definitiva di Ranocchia e Juan Jesus; l’acquisto di Dodò, 22 anni, è importante, per le caratteristiche specifiche del giocatore (un sinistro naturale) e per l’importanza che Mazzarri dà al gioco sulle corsie laterali, anche perché consente di spostare Nagatomo a destra, in alternativa a Jonathan. In mezzo al campo, sono stati acquistati due giocatori fondamentali per il tipo di gioco che ha in mente Mazzarri: Yann M’Vila, 24 anni, francese e Gary Medel, cileno, 27 anni.

Se staranno bene, se saranno in condizione e sapranno interpretare bene le indicazioni dell’allenatore, è difficile immaginare, almeno in questo momento, che non possano giocare stabilmente in coppia, visto che quello che Mazzarri cerca è un centrocampo tecnico, ma solido, con uomini che sappiano recuperare in fretta il pallone, per rigiocarlo. Più difficile adesso pensare che possano essere scelti in contemporanea Kovacic ed Hernanes, anche se a volte è il campo a imporre le soluzioni più ardite, come era accaduto con la promozione a titolare di Matteoli nel centrocampo dell’Inter 1988-1989. Il punto interrogativo resta legato all’attacco: Rodrigo Palacio ha segnato 17 gol nell’ultimo campionato, ma è reduce dal Mondiale e salterà la prima giornata; Icardi deve crescere ancora, dopo una buona annata (9 gol), anche se condizionata dalla pubalgia; Osvaldo è la novità, ma è reduce da una stagione non da titolare (Southampton/Juve). 

Così c’è grande attenzione per le opportunità che si possono manifestare in questi ultimi giorni di mercato (Lavezzi è una pista che viene seguita da un anno), ma la priorità è la cessione di Guarin, che appare fuori dal progetto: in due stagioni e mezzo, ha messo in vetrina grandi potenzialità, ma non ha ancora compiuto il salto di qualità. Lo vuole lo Zenit (c’è Villas Boas), lui temporeggia, ma alla fine cederà. Cedere Guarin o Ricky Alvarez significherebbe trovare nuove risorse da investire. Da domenica (in casa del Torino), si capirà dove può arrivare l’Inter: in Europa League si gioca di giovedì e questo non semplifica la corsa in campionato. Lo scudetto è per altri; il terzo posto appare un traguardo lontano; quello in Europa è un obbligo.