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CorSera – L’Inter si addormenta a Verona. Per i nerazzurri è un punto che…

Dall’edizione odierna del Corriere della Sera l’analisi sul match di ieri tra Hellas Verona e Inter finito sul risultato di 3-3: “Corner, testa, gol. Punizione, testa, gol. Corner, testa, gol. Il sonno della ragione difensiva....

Francesco Parrone

Dall'edizione odierna del Corriere della Sera l'analisi sul match di ieri tra Hellas Verona e Inter finito sul risultato di 3-3: "Corner, testa, gol. Punizione, testa, gol. Corner, testa, gol. Il sonno della ragione difensiva. «Abbiamo dormito» ha sospirato infatti Mancini dopo questo incredibile 3-3 dell’Inter contro l’ultima in classifica. Inspiegabile narcosi da area di rigore, insomma, ma forse anche poca preparazione tecnica e tattica ad Appiano, visto che prima di ieri l’Hellas, oltre a essere imbattuta da 4 gare, aveva segnato 11 dei suoi 16 gol da palla inattiva. I nerazzurri o non lo sapevano o non ci hanno fatto caso, perché la loro contraerea migliore è consistita nell’osservare immobili i veronesi incornare da ogni dove, e non erano nemmeno Toni o Pazzini. Ovviamente, proprio perché il Verona fa di questo un’arma di sopravvivenza e ha molti giganti in squadra, bisogna prima parlare del merito di Marrone, bravissimo a disegnare le traiettorie, e dell’abilità di Helander, Pisano e Ionita all’incontro con la palla nella rimonta da 0-1 a 3-1. Tuttavia, il posizionamento a zona nerazzurro (vecchio credo del Mancio) sommato all’assenza dello squalificato Miranda (sostituito, come sempre male, da Juan Jesus) sommato a errori sparsi (Kondogbia sul 2-1, tutti sull’1-1 e soprattutto sul 3-1 in cui Ionita è partito da casa sua senza opposizione alcuna) sono un clamoroso segno di disorganizzazione e deconcentrazione che una squadra che punta a grandi traguardi non può permettersi.

Ma tant’è: i black-out dietro hanno segnato la domenica dell’Inter e, a conferma che da un mese in qua ogni sua partita rivela qualcosa di diverso che non funziona, hanno vanificato l’exploit davanti, dove finalmente Mancini ha trovato i gol che cercava come l’aria. Si tratta , è chiaro , di un’enorme occasione persa per sorpassare la Fiorentina, tornare in zona Champions e attivare uno shock positivo necessario a un gruppo che nel ritorno ha vinto una sola gara su 5 contro le famose 5 su 5 dell’andata). E non bastano per consolarsi certi dati positivi: la scelta della continuità (solo 2 cambi rispetto a mercoledì e stesso 4-3-3), il buon approccio al match (1-0 di Murillo al 7’, di testa su corner di Eder poco dopo una chance per Palacio parata da Gollini), l’esattezza del rimedio posto da Mancini all’intervallo (fuori l’impresentabile Melo, dentro Perisic, passaggio al 4-2-3-1 e poi, sul 3-3, a un 4-2-4 iperoffensivo), lo spirito con cui la squadra è risalita dall’abisso. Perisic è stato decisivo con l’assist per il 3-2 di Icardi e il gol del 3-3, Palacio ha corso sempre e ovunque, e Eder, pur fra molte ombre, ha avuto il sussulto che poteva siglare il 4-3: lo ha fermato Gollini, decisivo come poco prima su Palacio, e in conclusione, per una volta, il 73,5% di possesso palla non è stato vuoto. È altrettanto vero però che il Verona — con un 4-4-2 da manuale, grande applicazione difensiva e appoggio costante su Toni e Pazzini per aprirsi alle ripartenze — avrebbe potuto vincere. Nell’ultima mezz’ora — bella, spettacolare e molto inglese anche grazie ai tanti errori e le squadre allungatissime — Juanito sul 3-2 e Gilberto (palo esterno) e Romulo sul 3-3 hanno avuto la palla per stendere l’Inter. Non sarebbe stato uno scandalo ma non ce l’hanno fatta e all’orgogliosa Hellas, ancora lontanissima dalla salvezza, è rimasto un punto che serve poco. Se all’Inter serve un po’ di più è perché domenica a Firenze avrà l’ennesima possibilità per rimediare ai propri errori. In palio c ’è molta Champions: occorrerà essere desti per poterla sognare".