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CorSera – La cura di Mazzarri parte dal lavoro e dal sacrificio. Previsti colloqui…

Essere squadra per fare squadra. Walter Mazzarri, che ha completato studi classici e ha mantenuto la passione per lo studio (del pallone), ha portato all’Inter tutto il suo staff (integrato da Baresi e Cordoba), perché è convinto che sia...

Francesco Parrone

Essere squadra per fare squadra. Walter Mazzarri, che ha completato studi classici e ha mantenuto la passione per lo studio (del pallone), ha portato all’Inter tutto il suo staff (integrato da Baresi e Cordoba), perché è convinto che sia il gruppo a costruire la base per arrivare in alto e che il calcio non sia «una scienza esatta, ma che più ci avviciniamo alla perfezione nel lavoro, piùc’è la possibilità di fare risultati. Si può anche perdere qualche partita, magari giocando bene, ma nel lungo periodo poi dovrebbero venire i risultati ».

Mazzarri ammette di considerarsi «un accentratore», nel senso che «mi piace assumermi tutte le responsabilità», ma la capacità di lavorare in perfetta sintonia con i suoi collaboratori spesso ha fatto la differenza. Alla base delle strategie del tecnico che ha lasciato Napoli, dopo quattro anni, per una scelta calcisticamente spericolata, ci sono tre convinzioni: cultura del lavoro; gioco di squadra; rispetto delle regole. Quando sostiene che «per me l’allenamento è sacro», Mazzari vuole sottolineare che nel calcio super professionistico niente avviene per caso: o si lavora duramente oppure non si conquista niente. È un po’ come il cartello che Herrera aveva fatto appendere nello spogliatoio nel 1960: «Chi non dà tutto non dà niente».

Mazzarri ha sottolineato che «se credono in quello che gli verrà proposto, il 90% dei giocatori dell’Inter sopporterà tutto per riuscire a giocare grandi partite. Bisogna fare risultati subito e poi pensare a costruire un progetto. I tempi che vengono concessi ad un allenatore di calcio sono brevi. Dobbiamo dare subito un’impronta e convincere i giocatori che l’idea che ho del calcio è quella giusta». Mazzarri è prima di tutto un maestro di calcio, che viene dal settore giovanile e dall’esperienza fondamentale fatta al Bologna (e al Napoli) con Ulivieri, prima di iniziare la carriera all’Acireale, fino ad arrivare alla Coppa Italia (2012) e al secondo posto con il Napoli. Il momento fondamentale del suo lavoro è il ritiro; lo sarà più che mai a luglio, perché èlì che il tecnico capirà davvero chi è da Inter; chi è pronto per sopportare le fatiche di una stagione, che deve rappresentare una rinascita; chi, soprattutto fra i più anziani, ha ancora energie e motivazioni per non staccare il piede dall’acceleratore.

Due allenamenti al giorno, come nei ritiri di una volta, non consentiranno ad alcuno di nascondersi, grazie anche al lavoro importantissimo del preparatore atletico, Giuseppe Pondrelli. Ha spiegato Mazzarri: «A me piacciono i giovani, ma se la richiesta è di arrivare in alto, allora serve anche l’esperienza. Poi bisognerà verificare se il giocatore ‘‘vecchio’’ è ancora in grado di allenarsi a certi ritmi. È questo che fa la differenza. Resterà da capire se inconsciamente i giocatori che vengono considerati ‘‘vecchi’’ hanno ancora la voglia di allenarsi, ma sono sicuro che potrò dare a loro nuovi stimoli». C’è un altro punto, che è alla base dei metodi di Mazzarri: il calcio non come sport individuale, ma come espressione di squadra. In questo senso, Mazzarri è un grandissimo lavoratore, per la capacità di costruire il gruppo, di plasmarlo, giorno dopo giorno, di dare a ciascun giocatore i «codici», perché niente in campo venga affidato all’improvvisazione.

Una cura maniacale dei dettagli, che però ha prodotto negli anni risultati sorprendenti. Non può essere un caso che con Mazzarri tutti gli attaccanti, da Amoruso a Bonazzoli, da Protti (a Livorno) a Pazzini, abbiano segnato più del loro standard normale. Anche Cavani con Mazzarri è migliorato tanto, non solo per la sua trasformazione in prima punta, ma soprattutto per il lavoro che ha fatto in aiuto della squadra, sacrificandosi in fase difensiva. Tutto questo può essere possibile non soltantose c’è disponibilità da parte dei giocatori, ma se esiste un pieno rispetto delle regole: «In 12 anni da professionista, credo di essere stato un allenatore che basa tutto proprio su questo rispetto.

I successi nel calcio partono da lontano, dalla cura dei dettagli e dalla cultura del lavoro e del sacrificio. Quando ci ritroveremo ad Appiano l’8 e il 9 luglio, prima di partire per Pinzolo, io non uscirò nemmeno sul campo; farò colloqui individuali con ogni componente della rosa prima del discorso iniziale alla squadra. Questo è il mio modo di agire da sempre; non parlo prima con nessuno per una questione di correttezza; se si vuole tornare alle regole, io stesso non posso trasgredirle, e quindi tutto avverràquando partirà la squadra che prenderà parte al ritiro». E dove si capirà che Inter sarà.