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CorSera – Recoba, spreco di talento imperdonabile. Solo gol assurdi, di tre tipi

Il ritiro di Alvaro Recoba fa discutere gli appassionati di calcio: lascia il calcio un grandissimo campione o un talento sprecato? E’ di questo secondo avviso il Corriere della Sera, che racconta: “Ufficialmente, Alvaro Recoba si è...

Daniele Mari

"Il ritiro di Alvaro Recoba fa discutere gli appassionati di calcio: lascia il calcio un grandissimo campione o un talento sprecato? E' di questo secondo avviso il Corriere della Sera, che racconta: "Ufficialmente, Alvaro Recoba si è ritirato il 14 giugno 2015, da campione dell’Uruguay con il Nacional Montevideo. Che la partita celebrativa del suo addio si giochi invece nella notte tra il 31 marzo e l’1 aprile 2016, nello stadio Gran Parque Central della capitale uruguagia, la dice quasi tutta sul personaggio. Il resto lo ammise lui stesso, in un’intervista al mensile francese So Foot, che nel 2009 lo celebrò come uno dei più grandi perdenti della storia del calcio: «Quando smetterò di giocare di sicuro mi dirò: che stupido sono stato». Quel giorno, pur con una certa calma, è arrivato.

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Minimo sindacale

"Parole sante, quelle del Chino, ma ovviamente tardive. Perché quasi tutti i tifosi dell’Inter e tutti (ma proprio tutti) gli appassionati di calcio ci misero molto meno a capire che quello di Recoba sarebbe stato uno dei più imperdonabili sprechi di talento di tutti i tempi: era così straordinario, il sinistro di Recoba, che sarebbe potuto bastare anche un minimo sindacale d’impegno per entrare nella storia nel calcio dalla porta giusta. Alvaro, però, ha preferito restarsene in sgabuzzino.

Debutto fulminante

"Il 31 agosto del 1997, il mondo aveva fondamentalmente due preoccupazioni: la morte di Lady Diana e il debutto nell’Inter di Ronaldo. Ma fino a 10 minuti dalla fine di Inter-Brescia, a San Siro quel pomeriggio l’unico Fenomeno che si era visto era stato Darione Hubner, autore di un gol all’incrocio dei pali dopo essersi girato in un millimetro quadrato. Disperato, l’allora allenatore Gigi Simoni aveva provato a far entrare un uruguaiano sconosciuto di 21 anni, che piazzò due missili da 40 metri con i quali salvò panchina del tecnico e partita dell’Inter.

L’equivoco

"E lì nacque l’equivoco, durato appena una ventina d’anni. Perché, da allora, Recoba ha segnato solo gol meravigliosi. Con tre caratteristiche: a) spesso inutili; b) solo a squadre piccole; c) con frequenza comunque rilassata: 72 in 262 gare sparse in 9 stagioni all’Inter. Tant’è vero che ci sono anche un sacco di squadre piccole a cui Recoba non ha segnato. Per esempio gli svedesi dell’Helsingborgs, squadra incontrata dall’Inter di Marcello Lippi nell’estate 2000, preliminari di Champions League. Sconfitti 1-0 all’andata, i nerazzurri si trovavano sullo 0-0 all’ultimo minuto del ritorno. Il Chino sbagliò il rigore che (almeno) avrebbe significato i supplementari. E tutti a casa.

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Sparizioni

"Come nella semifinale d’andata della Champions 2003, quando Recoba sbagliò un gol elementare contro il Milan che giocava in casa, ma qui c’è meno da stupirsi: in tuti suoi anni interisti, il Chino non ha mai segnato un gol in un derby né alla Juventus. Perché, se la partita era importante o decisiva, la sua sparizione era certa come il suo passeggiare per il campo con le mani sui fianchi: non è un caso che, nel tabellino della celebre Lazio-Inter 4-2 del 5 maggio 2002, in cui i nerazzurri buttarono uno scudetto quasi già vinto, il nome di Recoba figuri solo tra i giocatori schierati in campo e non tra i marcatori.

Lo sponsor

"La leggenda dice che, a fine primo tempo, i giocatori abbiano chiesto all’allenatore Cuper di lasciare il Chino negli spogliatoi e di fare entrare uno qualsiasi al suo posto. «E poi chi lo dice al presidente?», avrebbe risposto Cuper. Perché, si sa, se Recoba restò così tanto all’Inter (anche a costo di un passaporto falso), facendo molta meno panchina di quanto avrebbe dovuto e diventando, per un paio d’anni (dal 2001 al 2003) , il giocatore più pagato al mondo, è perché Massimo Moratti aveva una passione sfrenata per il Chino e il suo piede sinistro. Se n’era innamorato vedendo una videocassetta, se ne privò solo per metà 1999, quando Alvaro finì in prestito al Venezia, dove giocò i 6 mesi migliori della sua carriera.

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