La marcia di avvicinamento a Yaya Touré era iniziata a gennaio, quando Mancini aveva cominciato a mettere mano all’ Inter, per cambiarle faccia, perché l’allenatore interista appartiene alla vecchia scuola di chi pensa che sono i campioni (ben preparati e in una squadra organizzata) a fare la differenza. A marzo, sembrava che insieme con Touré sarebbe arrivato anche Jérémy Toulalan, a parametro zero. Invece il 9 aprile il centrocampista centrale del Monaco aveva deciso di rinnovare con il club fino al 2017. A fine maggio, quando tutto era già stato sistemato con il giocatore, è arrivato il no di Touré. Dimitri Seluk, il rappresentante dell’ivoriano, aveva confessato al Sunday Mirror Sport: «Touré resterà al Manchester City perché lo sceicco Mansour ha detto che deve restare. Gli ha spiegato che è ancora un giocatore molto importante per il club, anche perché è stato il primo campione ad andare al City dopo l’acquisto del club». Sebbene sorpreso dalla risposta di uno dei giocatori ai quali si è sentito più legato nella sua avventura inglese, Mancini non si è fatto trovare impreparato e ha indicato la strada, già esplorata con cautela iniziale: Geoffrey Kondogbia.
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Perché il francese piace tanto a Mancini? Perché assomiglia molto, come caratteristiche di gioco, a Yaya Touré: non ne ha l’esperienza internazionale, ma ha dieci anni meno. Ha mezzi fisici straordinari (188 centimetri per 80 chili), assomiglia a Pogba, del quale è amico (insieme hanno vinto con la Francia il Mondiale Under 20 in Turchia, 2013), è in piena ascesa, ma nelle due stagioni al Monaco ha dimostrato maturità. La sua caratteristica migliore è la duttilità tattica: può giocare in un centrocampo a due o a tre e nel secondo caso non è obbligatorio schierarlo da centrale. Si adatta al 4-2-3-1 o al 4-3-1-2. E anche al 4-3-3. Non ha caratteristiche da trequartista, perché sa essere il riferimento in mezzo al campo che Mancini ha cercato nei sei mesi nerazzurri all’interno della rosa, senza trovarlo. Forte di testa, ha dimostrato di avere corsa e forza nel tiro, anche se ha ancora difficoltà a inquadrare la porta (però il gol all’Arsenal nel 3-1 del Monaco in Champions League a Londra resta magnifico).
L’età autorizza a pensare che Kondogbia può diventare decisivo nell’Inter anche per più dei 5 anni del contratto, sebbene il calcio di oggi bruci tutto. La prospettiva di conquistarsi un posto da titolare nella Nazionale di Deschamps nell’anno dell’Europeo (in Francia, 2016) può rappresentare una motivazione in più per esplodere. Da questo punto di vista, Mancini, nei suoi contatti con il giocatore, gli deve aver illustrato bene il progetto che ha in mente, motivandolo in maniera adeguata, visto che il giocatore rinuncia alla Champions (con il Monaco o con l’Arsenal che molto lo voleva), per ripartire dalla Milano interista.
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