L’armadietto svuotato e poi di nuovo riempito alla rinfusa adesso è diventato stretto: Mirko Vucinic torna arruolabile per Antonio Conte, ma con l’arrivo di Pablo Osvaldo retrocede nella gerarchia degli attaccanti juventini, che ora sono sei. Fredy Guarin aveva ancora le lozioni e le infradito nello spogliatoio, ma si era già fatto la bocca buona: il colombiano è rimasto con il telefono acceso fino a venerdì in tarda serata e Walter Mazzarri lo ha lasciato a Milano a ricaricare la batteria. E a meditare, con un mezzo sorriso, sul futuro, che potrebbe riservargli un rinnovo (con aumento) all’Inter o la partenza verso altre destinazioni. Compresa magari la Juve, che oggi il colombiano guarderà dalla televisione. «Se il mercato chiude alle 23 e un giocatore è oggetto di discorsi — spiega Mazzarri — non può essere concentrato come dovrebbe. Lo sapevo già che non l’avrei convocato».
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CorSera – Vucinic e Guarin uniti da frustrazione e rabbia…
L’armadietto svuotato e poi di nuovo riempito alla rinfusa adesso è diventato stretto: Mirko Vucinic torna arruolabile per Antonio Conte, ma con l’arrivo di Pablo Osvaldo retrocede nella gerarchia degli attaccanti juventini, che ora sono sei....
Nel novembre 2012 Guarin era stato decisivo per la prima sconfitta bianconera allo Stadium. Adesso suo malgrado è diventato assieme a Vucinic l’attore stranito di un B-movie, dal budget oltre i venti milioni, ma con le immagini rese sfocate e inguardabili da una regia come minimo confusa. I titoli di coda, molto lunghi, li ha twittati venerdì lo stesso Fredy: «Società Inter, siccome siete voi che mi avete messo sul mercato...adesso vi chiedo chiarezza e rispetto... Per i tifosi ho solo parole di ringraziamento... e se me ne dovrò andare saranno sempre nel mio cuore... E se invece devo rimanere, la mia forza, la mia responsabilità e il mio cuore saranno ancora di più indirizzati a far vincere l’Inter». E così sia.
Ma la frustrazione di Mirko e la rabbia di Fredy, che ha un Mondiale da giocare con la Colombia, stasera restano a bordo campo. Però non sono da trascurare le tensioni a distanza che la loro vicenda ha rinvigorito. Allontanando nuovamente le due società, che si sono scontrate tra sms, visite mediche, incomprensioni, fusi orari, rivolte popolari, conferenze stampa e veleni. La trattativa per lo scambio, che lunedì 20 gennaio sembrava cosa già fatta, però è rimasta viva fino all’ultimo, perché nessuno vuole tenersi un giocatore scontento in casa. Ma la distanza sul conguaglio economico in favore dell’Inter (che chiedeva 7 milioni) e l’offerta della Juve (ferma a 3) è rimasta troppo alta, così come la pressione dei tifosi. Tutti sono rimasti al loro posto, ma niente è come prima. Una botta sull’armadietto, stile Fonzie, e alla fine si riparte. Verso dove, non si sa.
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