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Dall’amore per Venezia a Barbora, la Gazzetta racconta Skriniar: “Però resta una macchia”

La Rosea presenta alcune sfaccettature poco conosciute del difensore slovacco

Matteo Pifferi

"Per uno che si chiama Milan diventare una colonna dell’Inter potrebbe suonare un po’ strano. Eppure Milan Skriniar, il muro di Ziar nad Hronom, l’uomo che non conosce le sostituzioni, ha sempre amato scherzarci su". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport in merito al Milan Skriniar extra-campo: il centrale nerazzurro si è presentato a Riscone un anno e mezzo fa dicendo che Ronaldo il Fenomeno fosse il suo mito, "che Zanetti era una leggenda, e l’Inter se ne innamorò in fretta", spiega la Rosea.

LA STORIA - Skriniar è figlio di Slavomira (insegnante d'asilo) e Lubomir (ex operaio), da bambino gli piaceva la matematica ma ben presto è diventato l'eroe di Ziar nad Hronom, cittadina 170 km a est di Bratislava. Fuori dal campo, Milan non è cambiato: si racconta che, dopo il primo contratto a 16 anni, si comprò un orologio da 300 euro, che ora gira con la macchina aziendale e non ama giocare a calcio con la Playstation, "porta gli amici slovacchi di sempre al Duomo, va matto per le gite sul lago di Como e in Svizzera e si è innamorato di Venezia. Scoperta in compagnia della bombastica fidanzata Barbora, oggi modella (ovviamente) e ieri alunna nella stessa scuola elementare di Milan (meno scontato), Lei è la metà più social della coppia, sempre elegantissima, spesso con tacchi da vertigini, pantaloni attillati e con in braccio Bella, il piccolo cane che accompagna i due fidanzati. Milan è più riservato, invece. Tante foto di campo, alcune in viaggio con Barbora, qualche curiosità. Come quelle regalate la scorsa estate dopo l’operazione all’occhio per ridurre la miopia", spiega la Gazzetta dello Sport.

UNICO NEO - La Rosea, infine, chiosa con una macchia nel recente passato di Skriniar: "La notte di festa che si è concesso con 6 compagni di nazionale dopo il k.o. contro la Repubblica Ceca a metà ottobre. Il c.t. Kozak, dopo lo sgarbo, si è dimesso («È come ricevere uno sputo in faccia, lascio perché almeno 4 giocatori sono il futuro della Slovacchia»), Milan ha preferito tirare dritto: «Quello che succede in nazionale resta in nazionale»".

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