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Repubblica – Agcom controllerà i dati di ascolto Dazn. In ballo 74 mln di euro

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Il garante delle comunicazioni apre una procedura sui dati comunicati dal canale streaming sugli ascolti sui suoi canali

Eva A. Provenzano

Dopo le prime due gare di campionato i dati Auditel avevano fatto registrare un calo del 50%. Le prime due partite si sono giocate con la gente ancora in vacanza e in più il canale streaming, più che la tv (non tutti hanno smart tv di ultima generazione con app già installata o installabile), permette agli utenti di utilizzare altri supporti per diffondere i suoi contenuti: smartphone, tablet, pc. E in vacanza proprio questa tecnologia è stata la più impiegata per vedere le partite. Dazn ha spiegato i dati in proprio possesso, verificati dalla Nielsen, dimostravano che sommando i vari supporti non c'era stato un calo di ascolti per la Serie A, erano anzi in linea con la stagione precedente.

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"Ma Nielsen è solo il certificatore esterno del dato rilevato autonomamente da Dazn. Ora l’Agcom, ossia il garante nelle comunicazioni, è pronto ad aprire (lo farà entro martedì) una procedura per la verifica di quei dati, visto che ha il dovere di assicurare l’attendibilità degli ascolti televisivi. Ma c’è un altro motivo, tutt’altro che secondario: l’8% dei soldi delle tv da distribuire tra le squadre di Serie A viene diviso sulla base dei dati d’ascolto televisivi certificati. Ma quelli forniti da Dazn non lo sono. E quell’8% vale oltre 74 milioni di euro", spiega il quotidiano La Repubblica.

Sul tavolo della Lega Serie A il metodo con cui la Nilsen registra i dati degli ascolti. Nielsen applica - secondo La Repubblica - una sorta di "moltiplicatore" per considerare il co-viewing, ossia le persone che guardano la partita sulla stessa tv. Per esempio per Dazn Juve-Empoli è stata vista davanti alla tv da 728 mila persone. Per Auditel da 448 mila. Una differenza che fa notare come sia necessario un nuovo metodo di rilevamento dei dati. Agcom vigilirà su questi e relazionerà davanti alla Commissione di vigilanza. "Dati non certificati, rischiano di non dare certezze agli inserzionisti", spiega il giornale.

(Fonte: La Repubblica)

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