Il noto giornalista della Gazzetta dello Sport, e da sempre molto vicino al pianeta Inter, Andrea Elefante, ha detto la sua sul progetto nerazzurro: "Ieri mattina il d.g. nerazzurro Marco Fassone dev’essersi sentito ancor più del solito fra l’incudine e il martello. Ove il martello è Erick Thohir, che a Giacarta come a Milano continua a ribadire (anche pubblicamente: è quello che provoca scossoni) un concetto con cui chi lavora al suo fianco, non solo ai più alti livelli, è ormai abituato a convivere: all’Inter sono tutti, ma proprio tutti, sotto esame. E non casuale è stato il riferimento fatto anche a Michael Williamson: un braccio destro fidatissimo che pure Thohir ha messo sullo stesso piano degli altri, quanto a necessità di garantire risultati. Un po’ come se Berlusconi dicesse che è sotto esame non Galliani, ma sua figlia Barbara. Al di là del coinvolgimento personale, Fassone ha ormai imparato a capire che certe sottolineature anche scomode fanno parte del pragmatismo assolutamente imprenditoriale - più manager che presidente - di un dirigente piuttosto sui generis , se comparato a quasi tutti i suoi colleghi. Tanto più se la sua gestione è messa a confronto con quella molto più «interista», nel senso di sentimentale, di chi lo ha preceduto sul ponte di comando della società: sarà anche vero, come ha detto Thohir, che Massimo (Moratti) gli ricorda Teddy (suo padre), ma è altrettanto vero che il loro approccio filosofico alla creatura Inter si è rivelato dal primo momento, e continua a rivelarsi, fondamentalmente diverso. Ma pure Mazzarri, più che incudine, è un altro bel martello. Ha cominciato a capirlo anche Thohir, riesaminando i loro confronti - con vista sul presente ma anche sul futuro - andati in onda ad ogni blitz italiano del presidente. Faccia a faccia operativi, ma sempre impostati sul medio termine: ecco, ora forse è davvero arrivato il momento che il verbo e il sostantivo che entrambi continuano a sventolare come parole d’ordine, diventino vere bandiere. Non più in balia del vento di tempi più o meno indefiniti. E le parole d’ordine sono: programmare e progetto. Non è più questione di «se», visto che al proposito i due si dicono in sintonia, ma di «quando». E anche di «quanto»: un piano d’azione come quello che dovrebbe nascere, e che non nascerà navigando nell’oro, è fisiologico venga disegnato a medio-lunga scadenza, dunque con una durata pluriennale. Ma il contratto di Mazzarri, come sottolineato dallo stesso Thohir, scade nel 2015, dunque anche di questo bisognerà parlare. E aspettare maggio potrebbe essere tardi, o in ogni caso poco strategico: il futuro dell’Inter, o comunque i rispettivi futuri (quello della società e quello del tecnico), hanno bisogno di più tempo per tutte le valutazioni del caso. E, nel caso, per la certificazione concreta di una fiducia a quel punto non più a tempo. O sotto esame che dir si voglia.
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Elefante (GdS): “Progetto Inter? giugno mese decisivo. Mazzarri e Thohir…”
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