L’ex difensore nerazzurro, Riccardo Ferri, ha parlato ai microfoni di Sportmediaset, sui problemi del calcio giovanile in Italia. Ecco il suo pensiero: “Leggo con stupore l’allarmismo che sta colpendo il mondo del calcio in Italia, in particolare il settore giovanile, argomento a cui sono sempre stato molto sensibile. Chi mi ha frequentato, sa quanto sia suscettibile quando si parla della crescita dei ragazzi nei nostri vivai dilettantistici e professionistici. La Gazzetta dello Sport ha lanciato un allarme ben preciso, e interpella vari personaggi del settore. Si fanno paragoni con squadre del settore giovanile dell’Inter che nell’anno della vittoria della Primavera nerazzurra con l’Ajax nel 2012 (Nextgen) allenata da Stramaccioni la differenza sostanziale è che, i giocatori dell’Ajax in 7 hanno poi raggiunto la 1° squadra, mentre dei giocatori dell’Inter in 1° squadra non è arrivato nessuno.La cosa che però balza all’occhio sono alcune dichiarazioni. La prima di Filippo Galli (Resp. Sett. Giovanile Milan) in sintonia con le mie da anni, che i ragazzi di oggi non hanno lo stile di vita dei ragazzi di 20/30 anni fa. I ragazzi di oggi non hanno le capacità motorie di allora, dove venivano coltivate per strada nei campi sui marciapiedi, luoghi dove si giocava ripetutamente a calcio. Io per esempio che vivevo in campagna sapevo arrampicarmi sugli alberi, scavalcare delle recinzioni, come tutti i ragazzi di quella generazione. Oggi i ragazzi preferiscono la playstation, i social network, ecc. Quindi assumono delle rigidità motorie e quando arrivano al campo si perde molto tempo nel tentativo di migliorarli, tralasciando magari altri aspetti tecnico tattici che sono altrettanto importanti. Leggo poi Mino Favini (Resp. Sett. Giovanile Atalanta) che stimo molto, sottolinea l’importanza di avere degli ex calciatori professionisti nel settore. A seguire mi cade l’occhio sulla dichiarazione di Devis Mangia (Ex allenatore del Palermo, ed allenatore U.21) dove propone il modello olandese (4-3-3) per tutte le giovanili nazionali in modo di sposare un modello ben preciso. Allora voglio rispondere in ordine a quanto hanno dichiarato Galli, Favini e Mangia. Si parla degli stadi che sono obsoleti, come una delle principali cause del decadimento calcistico. Ma avete presente le nostre scuole, le aule le palestre e le ore di educazione fisica dove io nostri ragazzi si allenano? All’estero le federazioni cercano di stringere accordi con i ministeri dell’istruzione e magari i club principali costruiscono accademie in cui crescere i talenti. E i settori giovanili? Dai dilettanti ai professionisti l’imperativo è? Vincere! Vincere! Vincere! Gli allenatori sono costretti poi a far giocare i ragazzi migliori che hanno, tralasciando il resto e raccontando un sacco di bugie per giustificarsi. Poi ci sono campagne di marketing dove si dice per noi l’importante è educare allo sport e tenere conto anche della scuola dei ragazzi. A Mangia rispondo che usare un modello unico e copiare gli olandesi, è come andare in Olanda e pensare di mangiare un buon piatto di spaghetti al pomodoro, impresa impossibile. Noi abbiamo le nostre caratteristiche, e vanno sfruttate al meglio. Sono convinto che in Italia abbiamo molte risorse umane da sfruttare e molti ex professionisti disposti a mettere sul campo tutto quello che il calcio ha insegnato loro e che non è scritto sui manuali di Coverciano. Bisogna sfruttare tutto il patrimonio calcistico che ci ha sempre contraddistinto e tornare ad insegnare ai ragazzi la tecnica e la tattica individuale, caratteristica che non tutti sanno o hanno la voglia di insegnare. Si continuano a sfornare allenatori e direttori sportivi a Coverciano e le squadre sono sempre meno ed in difficoltà economiche. Ci vogliono presidenti e dirigenti pazienti e competenti, che assumono istruttori capaci, che devono costruire giorno dopo giorno con sacrificio con perseveranza e diligenza, ma vanno pagati equamente.
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Ferri: “Il problema dei giovani parte dalle scuole. L’istruzione…”
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