Intervistato dal Corriere dello Sport, Riccardo Ferri ha parlato così del mercato dell'Inter:
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Ferri: “Mercato Inter chirurgico, Marotta fuoriclasse. Lukaku? Non mi torna una cosa”
«Partiamo da un presupposto: quando parliamo del mercato dell’Inter parliamo di Beppe Marotta, che insieme ai suoi collaboratori rappresenta una garanzia assoluta e con questi è riuscito, già l’anno scorso, a presentare una squadra competitiva dopo la partenza di Hakimi, Lukaku e dopo la tragedia di Eriksen. Seppure i critici non l’avevano individuata come tale. In questo contesto è ancora più difficile ma l’arrivo di Marotta è stato decisivo, ha alzato l’asticella in società. Il fatto di avere un fuoriclasse come lui fornisce delle garanzie per cui, pur non potendo contare su un portafoglio importante, si riesce a portare a casa un risultato positivo. Marotta ripeto è un fuoriclasse, anche considerate le difficoltà economiche che sono oggettive e impongono un mercato molto attento, senza potersi permettere magari le spese di altri. Lo ha già dimostrato l’anno scorso, e fossi al posto di Inzaghi sarei fiducioso della squadra che mi verrà consegnata».
Tra l’altro Marotta ha detto che vuole dargliela completa già per i primi di luglio, all’inizio del ritiro. È un grande vantaggio rispetto alle altre?
«L’Inter già viene da delle certezze: dal percorso in campionato, da quello in Champions, dalla Coppa Italia. È una squadra che ormai cerca sempre di imporre la propria mentalità, e che è nettamente maturata rispetto a 2-3 anni fa. Il fatto che la società dia ad Inzaghi una macchina già pronta a luglio è un valore aggiunto e la pone indubbiamente tra le protagoniste. Visti anche il lavoro e le certezze dell’anno passato».
Ma allora è d’accordo con chi dice che l’anno scorso lo scudetto l’abbia perso la rosa migliore, ovvero l’Inter…
«No, assolutamente. Ripeto, l’Inter ai blocchi di partenza era data terza o quarta addirittura. Io penso che invece abbia fatto una stagione da protagonista, su più fronti, dovendo gestire tante e diverse pressioni. Poi ci sono le altre squadre: il Milan ha disputato un gran campionato, e ha sfruttato al massimo le occasioni che gli si sono presentate. Ma se posso dare un voto è stata un’Inter da 9, e se avesse vinto anche lo scudetto sarebbe stata da 10».
A proposito delle altre, come le vede? Come si stanno muovendo sul mercato?
«Beh si può dire poco, il Milan, la Juventus, il Napoli ad oggi non sappiano quale mercato faranno. Di certo l’Inter parte con una struttura consolidata, mentre la Juventus ad esempio è ancora una squadra un po’ in costruzione, quindi è naturale che abbia qualche dubbio in più. Ma aspettiamo le evoluzioni del mercato per parlare».
Non abbiamo ancora parlato dell’operazione del momento: il ritorno di Lukaku. Cosa non è andato in Inghilterra? È stato un problema fisico, tattico, caratteriale… un po’ di tutte e tre?
«Le difficoltà che ha trovato le conosce solo lui. Credo però che sia andato in una squadra in cui era difficile collocare un calciatore come lui, che gioca molto in verticale, quindi le difficoltà sono partite lì. Poi penso che possa aver avuto dei problemi con l’allenatore, e questo la dice lunga sul fatto che il tecnico non abbia dato spazio a un giocatore che – l’anno prima – aveva dimostrato di avere doti non solo fisiche ma anche di personalità, di capacità realizzativa, un giocatore carismatico».
Quindi più che il livello del campionato, si è trattato di un problema tattico e in particolare con Tuchel?
«Sì, probabilmente sì. Non mi torna che uno come Lukaku abbia fatto così poche presenze in una Premier in cui, secondo me, avrebbe comunque potuto tranquillamente essere protagonista».
E degli altri invece? Onana, Mkhitaryan, Asllani, Bellanova?
«L’Inter fa un mercato chirurgico. L’arrivo di Mkhitaryan è importante perché è un calciatore di altissima qualità, mentre Onana è rientrato da un infortunio e deve ritrovare bene le misure e la fiducia, se la giocherà con Handanovic che ritengo sia ancora un portiere di grande spessore. Per quanto riguarda Asllani e Bellanova sono profili importanti e di grande prospettiva che vanno ad assorbire l’uscita di giocatori come Vidal, Vecino, e che dovranno essere utili nel reggere tre competizioni diverse per cui, come abbiamo visto, servono tante energie. La società è stata molto attenta e sono sicuro che chiuderà un mercato eccellente e oculato».
Ma il fatto che il potere d’acquisto dei club italiani si sia ridotto può essere paradossalmente un’opportunità? Un obbligo ad investire sul futuro, non potendo farlo solo sul presente?
«Sì, anche perché dobbiamo dircelo: il nostro non è più un campionato in cui tutti ambivano a venire a giocare, in questo momento siamo probabilmente un campionato di seconda o terza fascia in Europa. Abbiamo passato mesi a dire che le società devono stare attente ai bilanci, che spendono troppo, che non devono fare il passo più lungo della gamba, e non possiamo pensare che sul mercato poi cambi tutto. Ben venga allora andare su nomi giovani. Per l’Inter, dovessero arrivare Asllani e Bellanova, parliamo di ragazzi che non hanno neanche una presenza in Champions, ma che avranno la possibilità di giocare in una grande squadra, di crescere e magari di sviluppare un’esperienza tale che si rivelerà utile anche per la nazionale italiana. Non è più tempo di spese folli».
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