Ora tocca agli avvocati, la diatriba tra Milan e Fondazione Fiera Milano per la sorprendente rinuncia allo stadio in zona Portello (a bando ottenuto) non è finita qua, anzi: la storia avrà delle ripercussioni certe, a deciderne le sorti saranno i tribunali.
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Fondazione Fiera porta il Milan in tribunale: “Chiediamo i danni! Facili da calcolare…”
Ora tocca agli avvocati, la diatriba tra Milan e Fondazione Fiera Milano per la sorprendente rinuncia allo stadio in zona Portello (a bando ottenuto) non è finita qua, anzi: la storia avrà delle ripercussioni certe, a deciderne le sorti saranno...
L’annuncio è arrivato dal presidente di Fondazione Fiera Milano Benito Benedini, intervistato dal Corriere della Sera. Fondazione Fiera citerà in giudizio A.C. Milan. Le carte saranno depositate a breve. Queste le parole di Benedini.
Parliamo prima di tutto del futuro dell’area. Che ne sarà di questo pezzo di Milano?«Per mitigare il danno che ci è stato causato da A.C. Milan stiamo cercando di chiudere con Vitali (il secondo classificato tra le manifestazioni di interesse con il progetto polifunzionale Milano Alta, per il quale il costruttore bergamasco aveva offerto un canone di 4 milioni , ndr )».
Alla stessa cifra proposta al momento della presentazione delle manifestazioni di interesse?«Ora Vitali ha abbassato l’offerta. Non mi chieda quale è la differenza rispetto alla proposta iniziale, la trattativa è in corso».
Chiederete danni ad A. C. Milan?«Sì».
Quanto?«Il danno è facile da calcolare. Stiamo parlando di un’area in diritto di superficie per cinquant’anni. Si tratta di moltiplicare per 50 la differenza tra le entrate promesse e sottoscritte e quelle reali. Ovviamente le cifre di ciascun anno vanno riportate al valore attuale».
Disagio? Amarezza?«Entrambi. Sono molto dispiaciuto per Barbara Berlusconi che ha sempre creduto nel “Progetto stadio” al Portello».
Vuol dire che qualcun altro nella famiglia Berlusconi ha imposto la marcia indietro?«Andiamo oltre».
Rimpianti? Forse se la procedura per l’assegnazione dello sviluppo dell’area fosse stata condotta diversamente...«Assolutamente nessun rimpianto. Anzi. Primo: la procedura adottata è di natura privatistica semplicemente perché la fondazione è un ente di diritto privato. Le proposte pervenute sono state esaminate e discusse con grande scrupolo da parte del comitato esecutivo della fondazione, individuando la soluzione più vantaggiosa da ogni punto di vista».
Forse il vincitore non è stato vincolato a sufficienza agli impegni presi.«È fuori strada. In vista dell’assegnazione A. C. Milan aveva assunto nei confronti della fondazione impegni sottoscritti su tutti i punti principali dell’operazione. Una fideiussione era stata prevista e accettata da A. C. Milan al momento della stesura del contratto».
Non poteva essere depositata prima, già in fase di presentazione delle manifestazioni di interesse?«Questo avviene solo nei bandi pubblici».
In questi mesi avete cercato di definire la vicenda senza arrivare in tribunale. Senza successo. Perché?«A.C. Milan avrebbe potuto a) formalizzare il diritto di recesso, da loro stessi richiesto e sottoscritto, ma non l’ha fatto (si parlava di circa dieci milioni ndr ); b) formalizzare una transazione monetaria. Via da loro stessi percorsa ma poi abbandonata; c) infine affidarsi a un arbitrato, come da stessa richiesta di A.C. Milan».
Che cosa ha impedito quest’ultima soluzione? Fondazione non era disponibile?«Al contrario. Abbiamo proposto un arbitrato amministrato presso la Camera arbitrale, con tempi e costi certi. Ma la società alla fine ha rifiutato anche questa soluzione».
Quali sono i tempi a questo punto per la chiusura con Vitali?«Non amo fare previsioni ma fatti. Ne parleremo a ridosso della chiusura».
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