Quando non si gioca, si ha tanto tempo per sbizzarrirsi a disegnare l'Inter del futuro. Così, in tutto questo tempo senza partite giocate al nerazzurro sono stati accostati una ventina di nuovi giocatori, una decina di allenatori da Mihajlovic fino a Terim, oltre alla puntuale bufala su un Mourinho 2 e almeno altrettanti dirigenti: qui il capofila è Leonardo, poi Bigon, Lomonaco, Marino, Corvino fino a Giovanni Sartori del Chievo. Per non parlare dello staff medico. Insomma, ad ogni sosta di campionato all'intera governance nerazzurra fischiano le orecchie, ma poi la realtà è molto diversa. Ogni rivoluzione ha i suoi costi tra dismissioni e reclutamenti ed è francamente inimmaginabile che l'estate prossima l'Inter possa cambiare 40 persone su 50 tra staff societario, tecnico, medico e squadra. Certo ogni tanto è anche legittimo cambiare: Sandro Mazzola chiuse la sua collaborazione con Moratti dopo soli 4 anni, Lele Oriali dopo 11, Marco Branca è all'Inter da 10 anni, il medico sociale, il dottor Franco Combi, sta per tagliare il traguardo dei 15 anni. Nessuno è eterno e con Moratti chi ha salutato non è mai tornato, a parte Roy Hodgson in amicizia per qualche settimana nel lontano 1999, in attesa dell'arrivo di Marcello Lippi.Eppure non si spegne l'idea di un Mourinho-bis all'Inter, addirittura con Marco Materazzi come vice. Gli inglesi hanno sempre avuto nel loro vocabolario espressioni fantastiche per definire in un attimo situazioni e stati d'animo. Una di queste è wishful thinking, ossia un'aspettativa talmente schiava di un proprio desiderio da far perdere il contatto con la realtà. In altre parole si comincia a credere non a quello che è ma quello che si vorrebbe. E in effetti non c'è un tifoso dell'Inter che non vorrebbe ricominciare da Mourinho. In realtà un suo ritorno al momento è utopia assoluta.Nell'ultimo anno lo Special One ha guadagnato la cifra-record di 14 milioni di euro, praticamente la metà dell'intero budget di mercato dell'Inter in caso di mancata partecipazione alla Champions League. Da quando la crisi economica ha attanagliato anche il calcio, gli occhi di Massimo Moratti sono puntati più sul bilancio che sul campo. E forse nemmeno con l'intervento immediato di investitori pesanti ci sarebbero subito le risorse finanziarie un'operazione del genere. Ma il calcio è da sempre l'impero dei sogni e quindi è giusto sognare. Solo che poi ci si sveglia.Al di là della ridda di voci, l'Inter sta progettando il futuro pensando al massimo ad un paio di investimenti per migliorare un gruppo pronto a tornare in campo con la Juve a distanza di 16 giorni dal Tottenham. Un rinforzo importante è senz'altro Mauro Emanuel Icardi, il resto passa dalla impervia conquista di un posto in Champions League: un secondo anno senza i grandi introiti dall'Europa imporrebbe una ricapitalizzazione più pesante del solito.Il dirigente Marco Fassone ha determinato in 1 a 5 il rapporto dei ricavi tra Champions League ed Europa League: 14 partite in Europa League hanno portato all'Inter 7 milioni di euro, fossero state in Champions i milioni sarebbero stati 35. Resta comunque il fatto che l'Inter è la squadra italiana che nell'ultimo decennio ha beneficiato degli introiti maggiori dall'Uefa, grazie ad una striscia-record di partecipazioni in Champions League interrotta solo quest'anno. Nessuno in Italia ha ricevuto i 244 milioni di euro avuti dall'Inter. Il problema è che poi si spende sempre di più e spesso si spende male.
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