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Galliani: “Lukaku come Thiago Silva e Ibra. A 115 milioni come fai a opporti?”

SportMediaset

L'ad del Monza ed ex Milan Adriano Galliani ha parlato del mercato appena concluso e della cessione di Romelu Lukaku

Andrea Della Sala

Intervistato dal Corriere della Sera, l'ad del Monza ed ex Milan Adriano Galliani ha parlato del mercato appena concluso e della cessione di Romelu Lukaku al Chelsea:

In cosa si è differenziata l’ultima sessione di affari?

«Indubbiamente ha inciso la crisi causata dal Covid. Tre sono le fonti di guadagno per un club: la biglietteria che si è azzerata, gli sponsor che hanno ridotto gli investimenti e i diritti tv. Globalmente il movimento ha subito perdite del 30% a fronte di costi rimasti inalterati. Il tutto in un contesto in cui il comparto calcistico italiano ha perso peso nel panorama europeo».

Come lo spiega?

«Il mercato è figlio dei ricavi che sono cambiati da nazione a nazione in base agli introiti da diritti tv. Negli anni Sessanta, quando la voce dei diritti tv non pesava sui bilanci dei club, e la maggior parte dei ricavi erano dal ticketing i grandi club avevano fatturati simili. Eusebio iniziava e terminava la carriera nel Benfica, così Cruijff nell’Ajax e Rivera nel Milan. Con la vendita dei diritti televisivi si è aperta la forbice tra i club di Paesi diversi. La Premier, per dire, fattura tre volte e mezzo il campionato italiano. Ecco perché lì vanno i giocatori migliori».

Nella medesima estate la serie A ha perso Donnarumma, Lukaku e Cristiano Ronaldo. Un impoverimento inaspettato?

«Mica si può dare la colpa ai dirigenti di Milan, Inter e Juventus. Nel 1990 quando terminò il primo contratto che Marco Van Basten aveva firmato con il Milan e il suo maestro Crujff lo chiamò a Barcellona ebbi la forza di proporgli un tale rinnovo da farlo restare. Ora che il Barcellona fattura quattro volte il Milan non sarei più in grado».

 Getty Images

Quindi ora è molto più complesso agire in sede di trattative?

«Ma certo, le forze in campo sono molto differenti. All’epoca le proprietà non erano asiatiche o degli Emirati: le società erano di ricchi signori delle città di riferimento. La verità è che prima il campionato italiano era di arrivo, ora solo di passaggio».

Un nuovo fenomeno sta prendendo piede: i giocatori che prima premevano per rinnovi infiniti ora spingono per arrivare a scadenza.

«Prima puntavano ad allungare il contratto perché nessun’altra società avrebbe garantito loro stipendi superiori e miravano a mettersi al riparo. Ai miei tempi nessuno dal Milan partiva a parametro zero, perché non esistevano club che con i soldi potevano mettere in crisi la loro fedeltà».

Come vede la corsa scudetto?

«Premesso che reputo un colpo di genio quello della Roma di arruolare Mourinho, credo che le milanesi, le romane, il Napoli, la Juventus e l’Atalanta sono in corsa per i primi sette posti. Poi con quale graduatoria non saprei».

La cessione di Lukaku al Chelsea in nome della sostenibilità economica ricorda le vendite sofferte di Ibrahimovic e Thiago Silva nel 2012?

«Assolutamente sì ma davanti a 115 milioni, come quelli offerti all’Inter dagli inglesi, come puoi opporti?».

 

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