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Garlando: “L’Inter esce tra i fischi, l’attacco stecca. Inzaghi? I periodi di crisi…”

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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha analizzato così il pareggio dell'Inter contro la Fiorentina

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha analizzato così il pareggio dell'Inter contro la Fiorentina:

"L’Inter esce tra i fischi, qualche ora prima di finire a -6 dal Milan. Il Napoli è a +3. Oggi la Juve può portarsi a -1 e meditare il sorpasso allo Stadium, il 3 aprile. La partita da recuperare (Bologna) che fino a qualche settimana fa sembrava un tesoro, si è svalutata come la moneta di un Paese in bancarotta. L’Inter non c’è più, non riparte più: solo 1-1 contro un’ottima Fiorentina che ha giocato meglio. Sette punti in sette partite, tre sole vittorie nelle dieci partite del ritorno. Quinto pareggio nelle ultime nove, tanti quanti nelle 27 precedenti. Con questo passo non si pensa allo scudetto.

 

"Poco gioco, poche gambe, poca rabbia, attacco nullo. Terza partita senza Brozovic, terza partita senza vittoria. A venti minuti dal termine, sull’1-1, con il disperato bisogno di un gol, Inzaghi ha tolto sia Lautaro che Dzeko. Ok, avevano fatto male, ma non è facile assediare senza una torre, senza un 9 vero, con due attaccanti da corsa, da spazi ampi, Correa e Sanchez, in spazi stretti. Simone, all’inizio, non ha cambiato nulla, ha confermato modulo e uomini, Gosens ancora in panchina. Ha messo dentro il tedesco e Dimarco nel finale, esattamente come a Torino, e ha ottenuto lo stesso 1-1. A ripetere le stesse cose, spesso si ottengono le stesse cose. E invece, dai periodi di crisi, in genere, si viene fuori con il coraggio delle idee nuove che spezzano l’inerzia negativa.

 

"Inter brutta fin dall’inizio. In questo caso non si tratta di approccio sbagliato, ma di tensione. Si nota a vista d’occhio che i nerazzurri si muovono con le ragnatele del momentaccio addosso che imbrigliano le gambe e i pensieri. La paura di sbagliare condiziona ogni giocata. Esemplare Dumfries che ha un paio di palloni buoni per tirare o rifinire, ma li stoppa, ci mette un tocco più per guadagnare margini di sicurezza. Mentalmente tutta l’Inter è così. La leggerezza di gambe e di pensiero di inizio stagione è un lontano ricordo. Gli interni che si inserivano e, sulle sponde degli esterni, volavano in verticale negli spazi, non si vedono più. Solo passaggi sui piedi e la palla si sposta con una lentezza infinita, come se rotolasse nel fango, quasi sempre in orizzontale.

 

"Calhanoglu, che prova a fare il Brozovic, dopo le deludenti interpretazioni di Barella e Vecino, non fa neanche male, ma trova poca collaborazione in costruzione. Si fa vedere solo Barella, ma troppi errori tecnici, sempre per via della tensione. Dopo la scampagnata con la Salernitana, Dzeko e Lautaro sono tornati separati in casa. Esemplare al 40’: Edin detta a destra e il Toro scatta a sinistra. Il risultato è un tiro in porta in 45’ tristi, arrivato fortuitamente per una rifinitura di Barella che una carambola devia tra i piedi di Dzeko: Terracciano para (37’).

 

"Alla Fiorentina non sembra vero di aver sofferto così poco in casa dei campioni d’Italia, all’ora del tè. Ha impegnato un paio di volte Handanovic, ma soprattutto ha creato tre situazioni di pericolo in superiorità che potevano fare molto male ai nerazzurri. Più nitido il piano tattico dei viola. Terzini spesso offensivi, con Gonzalez e Saponara che stringono per liberare i binari e aiutare la manovra. Torreira molto basso tra i centrali per la costruzione a tre. Degli interni, più basso Castrovilli, aiuto regista, più alto Duncan, per l’incursione e per frenare Barella. A palla persa, due linee strette a cinque e a quattro. I viola attaccano a folate e riescono spesso a riempire l’area nerazzurra. Succede anche a inizio ripresa, dopo un pericoloso tiro di Vidal. Deliziosa l’imbucata di Castrovilli per Gonzalez che lavora bene la palla e la gira a centro area. L’attimo che perde Barella è ciò che manca all’Inter di questi tempi: forza nelle gambe, attenzione, reazione... Torreira lo pianta lì e fa gol. Lo svantaggio, se non altro, ha un effetto positivo perché strappa le ragnatele della tensione e scaraventa l’Inter all’attacco senza troppe paure. In cinque minuti pareggia. Proprio Dumfries, che nel primo tempo sembrava frenato, si avventa con tutta la sua potenza sul cross del solito Perisic, sovrasta l’imbambolato Duncan e incorna l’1-1.

 

"San Siro si rianima, l’Inter torna a crederci ed attacca, più di nervi che di gioco. I tre punti appaiono all’orizzonte quando Chiffi indica il dischetto, ma il Var smaschera il finto rigore di Lautaro. A ridosso della mezz’ora Inzaghi decide di inseguire il gol-partita senza i due attaccanti titolari. Fuori Dzeko e Lautaro, dentro Sanchez e Correa. Una scelta curiosa che però sta per pagare perché al 43’ Correa costruisce per Sanchez che spara a colpo sicuro, ma un ginocchio di Biraghi salva. Che la ruota sia girata, l’Inter lo ha capito da tempo. La traversa del Cagliari all’ultimo respiro della gara con il Milan aggiungerà qualcosa in materia. Entrano Gosens e Dimarco, ma per chi crossano se Dzeko non c’è più? L’ultimo brivido è viola, perché Handanovic scherma Ikonè tutto solo. I nerazzurri escono tra i fischi, a testa bassa. Anche perché alzarla è peggio: c’è il Milan a + 6 e la Juve che attende allo Stadium".

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