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GdS / Dal gelo USA-Cina a Lukaku-Ibra: Inter e Milan, uno stadio non basta

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Il quotidiano analizza i rapporti tra i due club e si espone: meglio due stadi diversi e non un solo impianto

Alessandro De Felice

Una volta Adriano Galliani e Massimo Moratti condividevano spesso il caffè. L'ex a.d. del Milan e l'ex presidente dell'Inter vivevano in via Bigli, al civico 1 e 13, e si incontravano spesso al bar.

Berlusconi e Moratti si portavano dietro ricordi infantili colorati di rossonero e nerazzurro. Due proprietà che hanno fatto la storia dei club meneghini.

Oggi, a venti anni di distanza da quel doppio derby in semifinale di Champions League, il mondo è cambiato, come sottolinea La Gazzetta dello Sport.

"C’erano una volta due dirigenti divisi da una decina di numeri civici in via Bigli, ora c’è la guerra fredda tra americani e cinesi. Un’incomunicabilità e una rivalità cresciute negli ultimi anni, ben rappresentate dal fallimento del progetto di un nuovo stadio in comune, lasciato sul tavolo delle trattative per anni e seccato come una pianta, perché le parti non l’hanno annaffiato con la buona volontà".

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Per il quotidiano, uno stadio unico che ospiti i due club non è una soluzione auspicabile:

"Se un tempo San Siro, come il Duomo, sembrava il tempio ideale e necessario di tutti i milanesi, oggi un impianto che faccia convivere cinesi e americani sembra inconcepibile. [...] Visto l’aria che tira in tema plusvalenze, meglio evitare pericolose nostalgie, molto meglio e che le milanesi anche qui, come per lo stadio, prendano strade diverse".

La guerra fredda tra le proprietà ha proiettato in campo una rivalità agonistica sempre più calda che ha avuto in Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku i protagonisti.

"Alle operazioni di peso, Big Rom: «Milano ha un nuovo re». Ibra: «Milano non ha un re, ha solo un dio». Il match del secolo il 26 gennaio 2021, Coppa Italia. Zuffa a fine primo tempo. Zlatan accorre per difendere Saelemaekers che sta discutendo con Lukaku: «Chiudi la bocca e stai al tuo posto». «Altrimenti cosa mi fai?», ribatte il belga. Lo svedese glielo spiega: «Ti spezzo tutte le ossa che hai nel corpo». Spintoni, Contatto: fronte contro fronte. Romelu insulta la madre e la sorella di Ibra che molla il colpo d’incontro: «Vai da tua madre, fatti fare un vudù e chiedile come devi comportarti con me». Negli spogliatoi il belga minaccia da lontano: «Ti sparo tre colpi in testa!» Lo svedese ghigna: «Vieni qui e fammi divertire». Il milanista incappa in una serie di infortuni. Si convince che Lukaku gli abbia fatto il malocchio e che per scioglierlo debba affrontarlo in campo. Lo sta ancora aspettando".

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Quello tra i due non è stato l'unico screzio. Dalle frecciatine a Calhanoglu, passato dal Milan all'Inter, allo striscione di Saelemaekers e Leao in occasione della festa scudetto, fino alla frase "Il karma ritorna, ce li siamo mangiati" del turco dopo la Supercoppa a Riyadh.

La Rosea evidenzia anche l'aspetto prettamente tattico:

"Dopo la parentesi palleggiata di Benitez e Spalletti, Conte e Inzaghi, con difesa a 3 e ali forti, si sono ricollegati alla tradizione contropiedista nerazzurra, illuminata dalle vittorie del Mago e di Mou. Pioli ha vinto lo scudetto ’22 rinnovando la lezione sacchiana di un gioco aggressivo e dominante. La contingenza attuale della difesa a 3 è dovuta solo alla crisi recente ed è destinata a essere superata con il ritorno della buona condizione".

"Troppo diversi e troppo incattiviti tra loro Milan e Inter per abitare sotto lo stesso tetto. Si costruiscano pure la loro capanna. L’importante è che si ritrovino presto a rappresentare Milano nel cielo alto della Champions League" conclude La Gazzetta dello Sport.

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