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Gramellini: “Balotelli smetta di fare il bamboccio indolente e la vittima”

Massimo Gramellini, vice direttore de La Stampa, è solito dare il ‘buongiorno’ ai suoi lettori con un pensiero mattutino. Quest’oggi i suoi scritti sono dedicati a Balotelli, invitato a diventare più serio e a non utilizzare...

Alessandro De Felice

Massimo Gramellini, vice direttore de La Stampa, è solito dare il 'buongiorno' ai suoi lettori con un pensiero mattutino. Quest'oggi i suoi scritti sono dedicati a Balotelli, invitato a diventare più serio e a non utilizzare più il colore della sua pelle per celare il proprio cattivo comportamento: "Vorrei la pelle nera per potermi concedere il lusso di ripetere le parole pronunciate ieri a Torino dalla ministra Kyenge, che con equilibrio encomiabile ha scollegato i fischi a Balotelli dalla questione ben più seria del razzismo. Persino un buonista politicamente corretto come me desidererebbe ogni tanto che il centravanti della Nazionale fosse biondo con gli occhi azzurri per poterlo mandare senza sensi di colpa a quel paese. (Anche se, e non bisogna mai dimenticarlo, a un biondo con gli occhi azzurri nessuno indirizzerebbe certi buu). Capisco il trauma della sua infanzia e le ferite sottili dell'adolescenza, quando la famiglia adottiva gli organizzava feste con gli amichetti e lui spariva in camera sua a sfasciare giocattoli, traboccante di rabbia esibizionista nei confronti di un mondo che lo considerava diverso. Però la vita gli ha restituito tanto - in affetti umani, doti sportive e beni materiali - o comunque abbastanza per rendere necessario, e dignitoso, uno scatto di qualità  che gli faccia smettere almeno in campo di assumere atteggiamenti da bamboccio indolente, strafottente e provocatorio.   Sia chiaro: la balotellaggine di Balotelli non giustifica i buu. Ma neanche i buu giustificano Balotelli, né possono essere utilizzati da quest'ultimo per continuare a fare i propri comodi indossando i panni della vittima. Le vittime sono i neri sfruttati, discriminati e irrisi. Balotelli può essere il simbolo di un'Italia giovane, aperta e multirazziale, l'unica in grado di tirarci fuori dai guai. Oppure può diventare l'ennesimo prodotto del vittimismo italico: il vero sport nazionale. A lui, non alle curve, la scelta".