Se, davvero, ogni squadra fosse lo specchio del suo allenatore, stasera andrebbe in campo un’Inter catenacciaria. Forse stremato dalle numerose interviste sostenute in settimana per presentare la sua autobiografia, ieri Mazzarri si è chiuso in un clinch (termine pugilistico, non un’offesa nel caso qualcuno equivochi) ossessivo per nascondere tutto: tensioni e paure, tattica e strategia, verità e bugie. Ad ogni domanda, repliche vaghe, dissolvenze, fuga dal cuore del problema. Mazzarri impaurito dal potere della parola e fors’anche della Juve. Quasi più dei suoi giocatori. Inter pronta a tutto, ha sintetizzato il tecnico. Quindi anche a perdere. Perché il vincere deve stare nel Dna. «Nel calcio non contano i proclami, conta piuttosto vincere. Ma io sono diverso: io guardo la prestazione, lavoro su quello». Poi che Guarin sia rimasto fuori della lista dei convocati è casuale: «Non poteva essere concentrato». Invece Hernanes, che evidentemente deve essere più forte caratterialmente, è stato aggregato alla compagnia, peccato non possa giocare per problemi di burocrazia bancaria. «Ma in futuro potrà essere centrocampista avanzato o centromediano metodista, col Brasile gioca da mediano, è eclettico, universale, sa calciare da fuori area. In casa ci può dare una mano a scardinare le difese avversarie». Chiaro che il tipo gli piace, quasi da lanciarlo nei sogni. Così è se vi pare. E bando alle stranezze. Non c’è Guarin che resterà all’Inter (chissà quanto ben accetto dai senatori), ma ci sarà Ranocchia pronto a partire domani per la Turchia. Ci sarà pure D’Ambrosio, che potrebbe giocare una parte del derby personale. È un’Inter comunque work in progress. Moratti ieri si è defilato, Thohir è passato il giorno prima a salutare la squadra, dimostrando che gli interessano più gli affari che partite e fatti tecnici. Ieri ha lasciato un messaggio pubblico, un brodino senza sale, ma ha consegnato a Mazzarri un’Inter a doppio taglio: ora che si è svenato spendendo 20 milioni per accontentarlo (quell’altro voleva pure Vucinic) serviranno risultati, altrimenti anche il tecnico dovrà rispondere di errori ed omissioni.
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ilGiornale – Inter pronta a tutto. Mazzarri la nasconde e si dà al catenaccio…
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E intanto Mazzarri ha usato il bromuro per calare un velo sulla vigilia di questo derby d’Italia che vorrebbe essere attrattivo per blasone, nome e rivalità, ma solo la guerriglia di mercato ha risvegliato. Il tecnico si è lasciato andare in elogi a giocatori e club avversario, quasi una controtendenza alla sua toscanità. Vidal? «Un campione cresciuto nel tempo, uno dei migliori a livello europeo e mondiale». Juve? «Parlano i risultati. Gioca bene, squadra completa, solo complimenti». Lo Juventus stadium? Quello poi… «Ha dato tanto alla squadra: i numeri vogliono dire qualcosa, qui la Juve ha perso pochissimo, quest’anno ha sempre vinto». Uno potrebbe chiedersi: e allora che ci andate a fare? Come tutti, l’Inter cerca il colpo gobbo. Mazzarri gioca di furbizia. Ha perfino accentuato la differenza, ricordando che l’Inter vittoriosa l’anno scorso a Torino era diversa (sottintendeva: più forte) e pure questa Juve è diversa (più forte). Oggi loro hanno Tevez e Llorente, sostiene, dimenticando che l’Inter ha scoperto in Palacio l’uomo più determinante di tutto il campionato (13 punti), al pari dello spagnolo (13) e di Vidal(19).C’è solo un guizzo di orgoglio in tutto questo svicolare mazzarriano ed è quando sostiene che l’Inter si trova meglio in grandi sfide e contro grandi squadre. E,allora, se tanto basta…
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