Stavolta non è finita secondo favorevole tradizione. Toro-Inter alla prima giornata schiacciava l’occhio ai nerazzurri (3 vittorie e 1 pari). I granata di solito non segnavano ed anche ieri sera se ne sono ben guardati. Inter che rinfodera un po’ di sogni: sono finite le munizioni per segnare gol, dovrà sgobbare per tener botta con le regine designate del campionato. Partita noiosa nel primo tempo e con poche occasioni, più vivace e godibile nella ripresa. L’Inter ha rischiato di finir lessa per un rigore fasullo, Mazzarri è partito con la guardia difensiva alta a costo di tenere Osvaldo in panca. Strategia credibile davanti ad una squadra come il Toro che sa giocar calcio: ieri sera non proprio bellissimo, però difensivamente redditizio. Partita da campionato delle mediocrità. Ma c’è tempo per smentire tutti. Il rigore maldestramente calciato da Larrondo, generosamente regalato dall’arbitro Doveri a Quagliarella, che si deve essere spaventato nel vederla mano posata di Vidic, ha tolto la scintilla che poteva far decollare il match.
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ilGiornale – Inter ridimensionata. Vidic, corso accelerato di Serie A: qui gli arbitri…
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E per un tempo Inter e Torino hanno mostrato i muscoli come due lottatori di catch: tutto fumo e poca sostanza. Partita che ha inseguito l’emozione, ma quando non tiri in porta c’è poco da emozionarti. Primo tempo tutto giocato nei dintorni del centrocampo. Mazzarri ha messo i suoi due mastini (M’Vila e Medel) a guardia della fortezza. Soluzione naturale per chi ancora non sia convinto della forza della squadra e della bontà del gioco. Inter a una punta sola, come prevedibile per il primo tempo (anche per mancanza di un terzo attaccante affidabile), salvo integrare l’argentino con Osvaldo nella ripresa. E se ne sono visti risultati più confortanti. Hernanes e Kovacic più mobili e reattivi. Icardi sempre mal servito, però. Osvaldo intraprendente tanto da pescare un paio di occasioni da gol. Errori di mira e bravura di Padelli hanno impedito che il salmo si chiudesse in gloria. In realtà la squadra ha tirato poco, troppo poco. Ci ha provato ad inizio partita il bisontino M’Vila, poi i fuochi sono stati riaccesi quando ci hanno provato Icardi, Ranocchia, Kovacic e, appunto, Osvaldo nella ripresa. Sputacchi da pistola ad acqua, più che colpi di cannone. Dodò, quasi mai devastante, e soprattutto Jonathan, in eterno duello con Darmian, hanno cercato di seminare panico sulle fasce, ma il Torino si è tenuto stretto intorno ad una difesa solida e ai suoi guerrieri di metà campo.
Quagliarella ha pescato qualche guizzo, la difesa interista ha trovato nella leadership di Vidic la sue sicurezze. Handanovic ha parato il rigore, dopo 20 minuti, con una tranquillità che poteva disarmare anche Maradona. Per sua fortuna sul dischetto c’era Larrondo, altra seta, che ha perfino litigato con El Kaddouri per tirare. La soluzione non è stata felice, soprattutto ricordando che El Kaddouri aveva segnato il rigore decisivo in coppa. Partita ad andamento lento, un po’ per ovvia condizione da mettere a punto ma anche per la difficoltà a produrre gioco sciolto, magari brioso. Le due mezzali interiste hanno messo del tempo prima di trovare efficacia. Hernanes con il passare del tempo ha cercato il tiro, forse è partito un po’ in ritardo. I due bisonti davanti alla difesa devono aumentare i giri.
Il Torino si è affidato alle intuizioni offensive di Quagliarella, anche come assistman. Che poi, ad inizio ripresa, abbia avuto la migliore occasione del Toro va a merito suo e demerito di Juan Jesus, che se lo è guardato. L’Inter ha rischiato qualcosa, il Toro un po’ di più. Inter a una punta o a due punte: quale meglio? Quella che fa gol. E ieri sera sono state idee (poche) e meno fatti. In aggiunta Vidic ha scoperto il calcio italiano: è bastato un applauso di approvazione all’arbitro, a tempo scaduto, per farsi cacciare. Potrebbe capitare dovunque. Nel caso ha scoperto che in Italia gli arbitri assegnano rigori fasulli (allora ce n’era uno anche su Icardi) e sono molto suscettibili. Corso accelerato in una partita. E ora l’Inter dovrà ripartire anche senza di lui.
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