Sorridendo sotto la pioggia: Inter nuova formula. Chissà mai non ci prenda. L’Inter è tornata ad Appiano sotto un cielo ingrigito dalle nuvole ma con un’altra faccia: fuori un po’ di sopramobili, saluti ai reduci morattiani, il meritato pensionamento al medico made in Moratti con quella immagine “croce rossa” che non ti faceva mai capirecosa fosse capitato ai poveri calciatori, e dentro nomi, progetti, facce nuove. Davanti a tutti quella di Nemanja Vidic, glorioso stopper del Manchester United, pronto a farsi conoscere e riconoscere. Ma anche il viso sorridente di Walter Mazzarri: niente di speciale, solo gli onori di casa in attesa di parlare a Pinzolo, ma almeno un colpo d’ala verso l’alto. L’impressione che ricominci con una diversa formula mentale: meno piangina e più serenità, magari ottimismo. Puntuale più di tutti, Mazzarri ha riannodato discorsi con i giocatori in attesa dei rinforzi e di una rosa al completo.
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IlGiornale – Vidic si presenta da capitano. Mazzarri vuole un attaccante ma…
Sorridendo sotto la pioggia: Inter nuova formula. Chissà mai non ci prenda. L’Inter è tornata ad Appiano sotto un cielo ingrigito dalle nuvole ma con un’altra faccia: fuori un po’ di sopramobili, saluti ai reduci morattiani, il meritato...
Vero che non basta far parlare Vidic per dire questa è l’Inter. Problemi di danaro, certo. Thohir fa i conti con il financial fair play e con il suo portafoglio. Vidic ha aperto una strada, pescato a gennaio e con grande voglia di provarci. Lo ha raccontato con la personalità di un leader. «Dovevo venire in Italia già dodici anni fa. E non è certo un passo indietro nella carriera, arrivarci adesso. Questo era il momento giusto. Il calcio italiano è diverso da quello inglese, ma valido, di alto livello, non un calcio facile». Tanto leader da sembrare un capitano se non fosse che l’Inter ha promesso la fascia a Ranocchia per indurlo a restare, anziché guardare allo stellato cielo juventino. «Per me non è un problema, esserlo o non esserlo», ha raccontato il nuovo arrivato con struttura da armadio e con indizi di solidità mentale prima che fisica. Vidic ha raccolto l’invito della società, cioè aprire le danze ispirando all’ottimismo. Ha parlato del suo passato e dell’idea di un futuro. «Vogliamo migliorare sul campo, ad ogni livello: è una mentalità che mi è stata prospettata e che condivido, un grande club come l'Inter ha aspettative importanti. Vogliamo migliorare ed essere orgogliosi a fine stagione». In inverno ha studiato la squadra e non si pone alcun amletico problema sul tipo di difesa. Spiega: «Conta ci sia una buona impostazione difensiva, prima ancora dei giocatori che la comporranno. Ho visto un po’ di filmati della partite, qualche giocatore di talento. Non ho mai provato in una difesa a tre: è un sistema nuovo ma difendere è difendere, 3 o 4 fa lo stesso. Per me è una nuova sfida in tutto. Eppoi l’Italia è un bel paese dove vivere».
Secco, sintetico, realista. Vidic racconta di amare la maglia numero 15. Spera di averla. Chicarito Hernandez non gli ha detto nulla circa un futuro interista e nemmeno gli interessa il futuro di Jovetic. Ecco, appunto, l’Inter sta ancora cercando il futuro: è in arrivo Yann M’Vila, il centrocampista del Rubin Kazan, si è aperto lo spiraglio per Adrien Rabiot, centrocampista francese classe 1995 del Psg, con il contratto in scadenza 2015. Piace il centrocampista cileno Gary Medel del Cardiff. Resta aperta l’idea Biabiany che costa 8 milioni: un po troppo. Ma Mazzarri vuole subito un attaccante di riserva. Inter cantiere aperto, ma deve sbrigarsi: gli alibi sono esauriti, più dei buoni giocatori.
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