L'ottava gara senza subire gol su 12 avvicina statisticamente l'Inter di Mancini a quella dei record di Trapattoni. Si tratta dello stesso filotto centrato dai predecessori di oltre un quarto di secolo fa nell'avvio del torneo 1988-89 concluso con la cavalcata trionfale di Matthaeus e compagni verso lo scudetto.
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L’Inter di Mancini è come quella del Trap? Molti numeri dicono di sì. La differenza…
L’ottava gara senza subire gol su 12 avvicina statisticamente l’Inter di Mancini a quella dei record di Trapattoni. Si tratta dello stesso filotto centrato dai predecessori di oltre un quarto di secolo fa nell’avvio del torneo...
A onor del vero, la formazione del Trap aveva numeri complessivamente migliori: 10 vittorie, 2 pareggi, 21 gol fatti e appena 4 subiti. L'attuale capolista viaggia più lentamente ed è molto meno prolifica: 8 vittorie, 3 pareggi, una sconfitta, 12 reti all'attivo e 7 al passivo. Determinante per creare la differenza il tonfo casalingo per 4-1 con la Fiorentina, episodio che pesa per oltre il 50% sul totale dei dispiaceri inflitti ad Handanovic. Ma resta il dato che accomuna le due formazioni: ben otto turni su dodici vissuti a porta inviolata. La suggestione permette di accostare due formazioni che hanno fatto della solidità difensiva il primo pilastro su cui edificare il primato. L'Inter di Trapattoni forse aveva dato fin dall'inizio l'impressione di essere più spettacolare e votata ad azioni fulminee nel ribaltamento dell'azione.
La squadra di Mancini invece tende ad addormentare il gioco col possesso palla dei suoi centrocampisti sornioni e potenti. Ma l'esito è simile: quasi impossibile penetrare nel bunker dell'area di rigore nerazzurra. Handanovic come la leggenda nerazzurra Zenga. Ma anche Murillo e Miranda come Ferri e Mandorlini. Oppure, come amano dire molti allenatori, il collettivo di adesso come quello della stagione 1988-’89 con una capacità difensiva che parte però dall'atteggiamento degli attaccanti e dei centrocampisti, i primi difensori.
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