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La Stampa – Milan rendimento da retrocessione. Mancini ha avuto più di Inzaghi ma…

Nel frullatore della critica c’era finito anche da giocatore, ma adesso è tutt’altra musica. Filippo Inzaghi rimpiangerà i tempi in cui si arrabbiava per un gol sbagliato o per una statistica mal riportata perché, come gli ha sempre detto...

Francesco Parrone

Nel frullatore della critica c’era finito anche da giocatore, ma adesso è tutt’altra musica. Filippo Inzaghi rimpiangerà i tempi in cui si arrabbiava per un gol sbagliato o per una statistica mal riportata perché, come gli ha sempre detto Adriano Galliani, «il mestiere di calciatore non è un lavoro». La vita da allenatore lo ha catapultato in un mondo nuovo, gli ha tolto il sonno e lo ha reso più vecchio ma questo è l’aspetto che lo preoccupa di meno. Ora l’obiettivo è arrivare in fondo alla stagione, poi tirerà le somme di questa esperienza che si sta delineando più complicata del previsto.

Il 2015 da retrocessione - Il Milan di Inzaghi non vince in trasferta da ottobre e nel 2015 ha avuto un rendimento da zona retrocessione (10 punti in 11 gare). La sua panchina ha rischiato di saltare in aria almeno tre volte e anche stasera è in forte discussione. Se non vincerà contro il Cagliari (a proposito, tra gli acciaccati figura pure Bonaventura), la società potrebbe sostituirlo con Cristian Brocchi. Da gennaio a oggi qualcosa si è rotto e neppure il fatto che fosse alla prima esperienza l’ha messo a riparo da una serie di sentenze definitive. I mugugni sulla sua gestione sono andati di pari passo con i suoi errori tecnici. Eppure lui non si è fatto fotografare per Roma con una nuova fidanzata come è capitato a Garcia (al massimo si è ritrovato a dover gestire un gossip falso con Barbara Berlusconi), non ha chiesto una lista sterminata di giocatori come Roberto Mancini all’Inter e nemmeno se l’è presa con una televisione satellitare come è capitato a Benitez.

Una grossa mano per tenere alto il livello di autostima gliel’ha data giovedì sera proprio il dirimpettaio nerazzurro, che ha salutato l’Europa League in mezzo a una marea di fischi. Ma il motto «mal comune mezzo gaudio» non basta a domare l’ira di una parte della tifoseria rossonera che lo considera inadeguato, anche se la Curva Sud nel comunicato diffuso ieri in cui ha chiesto a tutti di disertare lo stadio non ha mai accennato al suo nome.