Lungo intervista rilasciata da Roberto Mancini a QN realizzata da Paolo Franci. L'ex tecnico di Inter, Manchester City e Galatasaray, fa il punto della situazione sul calcio italiano e sulla sua possibile candidatura da Commissario Tecnico.
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Mancini a QN: “Chi non sogna di allenare l’Italia, per la Nazionale mi hanno chiamato…”
Lungo intervista rilasciata da Roberto Mancini a QN realizzata da Paolo Franci. L’ex tecnico di Inter, Manchester City e Galatasaray, fa il punto della situazione sul calcio italiano e sulla sua possibile candidatura da Commissario Tecnico....
Mancini, partiamo dal Mondiale. Il flop della nazionale è lo specchio del nostro calcio?«Il calcio da noi non è più quello dei grandi campioni di qualche tempo fa, anche se ci sono giocatori fortissimi. Il pallone vive di alti e bassi e ora il momento è basso».
Lei è uno dei candidati per la panchina della nazionale e qualche tempo fa disse: «Sarebbe un sogno».«Sono sempre stato un nazionalista, non dimentico mai l’Italia, a maggior ragione quando sono all’estero per lavoro. Chi non sognerebbe di allenare la nazionale?»
I sondaggi la indicano quale soluzione ideale. Sorpreso?«Forse perchè ci sono solo io... (ride)».
Faccia il serio. Conte, Spalletti, la concorrenza non manca.«Fa molto piacere e mi rende orgoglioso essere nei pensieri di coloro che amano la nazionale».
Un tempo non è che lei fosse simpatico a tutti, oggi è in testa alle preferenze per la panchina azzurra. E’ l’aver vinto tanto che ha cambiato le cose?«Forse la gente riconosce che qualcosa di buono ho fatto, per il gioco, l’immagine e perchè no, anche per le vittore».
Qualcuno l’ha chiamata per la panchina della nazionale?«Sì, mio padre e mia madre... Scherzi a parte, non ho sentito nessuno».
Il luogo comune è: Mancini guadagna troppo.«Non è che uno viene pagato di più perchè è simpatico. Se Messi guadagna più di un altro calciatore o Brad Pitt più di un altro attore ci sarà un motivo? Se qualcuno pensa di andare a prendere Ancelotti, Mourinho o Guardiola non credo che parta con l’idea di pagarli quanto un allenatore che non ha vinto nulla».
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