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Mancini: “Mourinho? Ecco perché parla così”. E racconta un retroscena all’Inter

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Così l'ex nerazzurro: "Mourinho? Anche a Milano lui puntava su un gruppo ristretto, 13, 14 calciatori. Non vuol dire che gli altri non siano validi"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni de La Repubblica, Amantino Mancini, ex calciatore di Roma e Inter, ha parlato in vista della sfida di oggi tra i giallorossi e il Napoli. Il brasiliano ha commentato così le recenti dichiarazioni di Jose Mourinho: «Lo fa per farti incazzare, per trasformare la rabbia in benzina».

Cosa si dice, di cosa si parla nello spogliatoio dopo una partita così.

«Non si dice nulla. Niente, silenzio. Poi ti guardi intorno, guardi i tuoi compagni e dici: che cosa è successo? Ma in un momento così devi stare zitto e cercare di fartene forza, perché può fare danni psicologici».

Una missione per Mourinho, che lei ha conosciuto all'Inter.

«Ma José è un allenatore fantastico, il più bravo a lavorare sulla testa. È un allenatore della mente, sa assorbire i tuoi pensieri negativi. E ha un'esperienza nella gestione degli uomini eccezionale, riuscirà a far capire che è stato solo un incidente di percorso».

Da come parla, sembra le sia successo.

«Giocavamo ad Atene col Panathinaikos, nel primo tempo segno il gol dell'1-0 con cui andiamo all'intervallo. Nello spogliatoio, José passa, mi guarda di traverso e mi fa: "Ehi, stai giocando una merda". Non ho detto nulla, ero sorpreso, stavo giocando bene invece. Ma mi sono detto: ah sì? Adesso allora ti faccio vedere. Alla fine vincemmo 2-0, io feci un secondo tempo strepitoso e venne a dirmi: "Vedi? Così ti voglio". Lo fa per farti incazzare, ma funziona se trasformi la rabbia in benzina».

Così però non rischia di perdere mezza squadra?

«Anche a Milano lui puntava su un gruppo ristretto, 13, 14 calciatori. Non vuol dire che gli altri non siano validi, ma facendo giocare sempre gli stessi lui crea delle sinergie, si conoscono, funzionano meglio, si trovano».

Oggi Mourinho sfiderà Spalletti, altro allenatore che ha avuto a Roma. Lo sente mai?

«L'anno scorso quando ero a Coverciano ci siamo incontrati in stazione a Firenze e abbiamo fatto il viaggio insieme fino a Roma. Abbiamo parlato dei suoi anni all'Inter, del passato insieme. Luciano ti insegna calcio, le sue squadre sanno attaccare benissimo. E lui ti massacra negli allenamenti, è un martello. Il più preparato che abbia conosciuto».

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