Tra le pagine dell'edizione odierna di Tuttosport, Matteo Marani, noto giornalista, ha espresso il proprio pensiero in vista della finale di Europa League che l'Inter giocherà venerdì sera: "E adesso, cara Inter, adesso che puoi sollevare al cielo di Colonia la Coppa, hai un motivo in più per vincerla. Il motivo si chiama Gigi Simoni. Ci ha lasciato tre mesi fa, lui che resta l’ultimo ad averla conquistata con l’Inter. È un segnale dall’alto o una strana coincidenza? Ognuno la pensi come vuole. Ma se venerdì sarà il giorno del successo nerazzurro - come tutta Italia si augura dopo vent’anni di digiuno - sarebbe bello che un ricordo speciale venisse riservato a Simoni. Una foto, una maglia, una parola. Anche due: “Ciao Gigi”. Ventidue anni fa, a Parigi, l’Inter arrivò per l’ultima volta in una finale di Europa League, allora Coppa Uefa, guidata in panchina proprio da Simoni, l’allenatore gentiluomo.
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Marani: “Inter, c’è un motivo in più per alzare l’Europa League: e si chiama Gigi Simoni”
Il pensiero del noto giornalista
Era stata la notte di una felicità incontenibile per tutti, una notte indimenticabile per qualunque tifoso. Segnarono Zamorano, Zanetti, soprattutto segnò il fenomenale Ronaldo, con il baricentro appoggiato nei piedi durante la serpentina decisiva. «Ho sempre pensato che in uno spogliatoio fossero tutti uguali, ma poi è arrivato Ronaldo ed è stato diverso» diceva il tecnico del brasiliano, un affetto ricambiato La stessa protezione, giocando con i paralleli storici, che Antonio Conte riserva giustamente a Lukaku. È l’intelligenza emotiva di capire e rispettare il talento, le singole qualità, nel rispetto che entrambi gli allenatore hanno sempre mostrato per il gruppo. La notte di Parigi l’Inter decollò dentro la sua maglia grigioverde, Moratti esultò in campo con il trofeo, ma senza i selfie di Zhang, sconfisse una Lazio formidabile, campione d’Italia la stagione successiva. Una vittoria enorme. Non è forse un caso, dunque, che proprio oggi l’Inter torni al punto in cui era arrivata quella di Simoni, una sorta di collegamento tra il dolce presente e uno degli allenatori più amati dell’intera storia nerazzurra.
Gigi è morto il 22 maggio e meno di cento giorni dopo la sua Inter è tornata nel punto in cui l’aveva lasciata lui. Dal giorno della scomparsa a Pisa, dopo un ictus che lo aveva colpito più di un anno fa, in tanti hanno voluto ricordare il garbo, l’educazione, il riserbo, lo stile asciutto dell’uomo. Un ragazzo divenuto adulto nell’Italia degli Anni 60, viaggiando tra Torino e Mantova, passato a fare l’allenatore emergente tra Genova e Pisa. Poi la seconda carriera, tra Cremona, Napoli e l’Inter, con quella finale di Europa League, pardon Coppa Uefa, che gli fece vivere la notte più bella ed elettrizzante della carriera, cancellando anche la rabbia per lo scudetto perduto poco prima fra le polemiche. Molto diversi, Conte e Simoni, nel senso che Antonio è un leone dotato di leadership dominante, mentre Gigi ha sempre misurato dichiarazioni e gesti. Però in comune hanno avuto la capacità di leggere e cogliere lo spirito interista, sapendo che guidare il club nerazzurro è sofferenza prima che piacere, ma che la ricompensa è la gratitudine eterna, come quella garantita a Simoni. L’ottimo Conte lo ricordi, gli dedichi un pensiero. Sarà come aver portato un fiore sulla tomba di Crevalcore".
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