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Marotta: “Incazzati non depressi. Felici di Inzaghi, resta. Lukaku e Hakimi volevano andar via”

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L'amministratore delegato dell'Inter Beppe Marotta ha parlato all’evento Il Foglio a San Siro della corsa scudetto e non soltanto

Alessandro Cosattini

L'amministratore delegato dell'Inter Beppe Marotta ha parlato all’evento Il Foglio a San Siro della corsa scudetto e non soltanto. Ecco le sue dichiarazioni: “Bugia bianca o verità? Da uomo di sport sorrido, abbiamo perso una battaglia, non la guerra. Dobbiamo cercare di ricomporci, siamo incazzati, non depressi. 4 partite, nel calcio di oggi non sono scontate come negli anni '70 o '80. Anche la squadra che non ha nulla da dire, può dire la sua".

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C'è stato un livellamento nel campionato italiano, sia in alto che in basso. Come mai?

"C'è un buon livellamento sia in alto che in basso, nessuna squadra ha ancora vinto o è retrocessa, nessuna è in Europa League o Champions. È uno dei campionati più interessanti degli ultimi anni. Noi abbiamo vinto l'anno scorso con largo anticipo dopo il dominio della Juve, per il nostro movimento che si è impoverito è un bene".

A un anno dall'addio alla Superlega, due anni dopo la pandemia, com'è la situazione?

"Siamo in grande difficoltà, per un motivo storico, già pre-pandemia, i costi erano insostenibili rispetto ai ricavi. Oggi ancora di più post pandemia che ha generato una contrazione finanziaria. Il campionato, come ha detto anche Andrea Agnelli, è Premier League su tutti e poi per gli altri ci sono grandi difficoltà. Si cerca la competitività a discapito della sostenibilità. Per fortuna non sempre chi spende di più vince. Possono emergere così le competenze, in ogni attività d'impresa. Bisogna essere creativi nel ricercarle per chi ha delle responsabilità, per inculcare la mentalità vincente". 

Via Conte, via Lukaku e Hakimi, Eriksen non ha più potuto giocare in Italia, ma siete ancora competitivi. Gli ottavi di Champions League, la finale di Coppa Italia, lo scudetto da giocare: qual è il segreto di Marotta per rimanere al livello di prima senza far sentire la differenza?

"Non è che chi più spende vince. C'è stata una scossa molto forte, sono andati via giocatori, tranne Eriksen che non dipendeva da lui. Lukaku e Hakimi hanno espresso il desiderio di andare altrove e noi avevamo sostenibilità attraverso queste operazioni di mercato. Abbiamo operato come negli altri anni precedenti, cercando di mettere su una squadra competitiva, con un allenatore giovane ed emergente come Inzaghi che sta rispondendo pienamente alle nostre esigenze. Stiamo lottando per lo scudetto, abbiamo vinto la Supercoppa, siamo in finale di Coppa Italia e siamo molto contenti. Siamo molto contenti, speriamo ci siano 2 ciliegine. Lo si deve alle strutture e alla solidità del club".

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Tre momenti della tua carriera.

"Recoba al Venezia? Quello è un colpo di fortuna ed è una circostanza favorevole per il successo. Ha cambiato radicalmente quel Venezia che era destinato alla retrocessione. Il singolo a discapito della squadra ha contribuito in modo straordinario ai risultati finali. Recoba ha vinto le partite da solo e ci ha fatto salvare. Poi si realizzano sogni e arrivano nuove pagine. C'è stata la Samp, siamo arrivati in Champions League. Ho vinto sette scudetti alla Juventus, anche lì non immaginavo di vincere lo scudetto all'Inter. Nello sport tutto è possibile, il tempo insegna. La caratteristica fondamentale è l'esperienza che si usa anche nella vita quotidiana, per capire dove e come avevo sbagliato, per trovare i rimedi e impostare l'obiettivo nel modo differente".

Su Raiola e la presunta morte.

"Mi dicono di no, speriamo di no".

Il ruolo dei procuratori...

"Facevo firmare prima gli anziani io, i giovani poi venivano dietro per paura di ritorsioni. Non potevo applicare la legge di Boniperti. Mino è un agente molto preparato, furbo, scaltro, molto corretto. Ha questa grande caratteristica di dire in faccia ciò che pensa. Le sue rivendicazioni erano sempre esose, ma chiare. L'operazione Pogba allo United l'ho gestita con la Juve ed è stato molto abile e bravo per far sì che si realizzasse. È il migliore in circolazione".

Possiamo definire meglio la figura del procuratore?

"I contratti erano dei vincoli a vita una volta. Con lo svincolo si sono formate queste categorie. Gli agenti a volte non hanno professionalità. Spesso si ha a che fare con persone incompetenti, che non sanno fino in fondo fare gli interessi del calciatore, al di là dell'aspetto economico. Poi ci sono anche agenti molto bravi. Ogni trasferimento ha un'intermediazione, la mia speranza è che gli agenti capiscano che a volte è meglio non guadagnare e fare la fortuna degli assistiti".

Italia fuori dai Mondiali per la seconda volta consecutiva...

"Un gruppo problema della nostra Italia è la mancanza di un ministero dello sport. Oggi la crisi è in tutte le discipline sportive, non ci sono più ragazzini che svolgono le passioni. Se hai un ministero, si può capire che lo sport nelle scuole è fondamentale. Prima c'erano gli oratori, sono scomparsi, le società dilettantistiche anche, è la necessità di avere lo sport nelle scuole. L'approccio motorino dalle elementari, non col maestro. Le strutture non ci sono, la crisi dello sport nasce da questo. C'è una mancanza di formazione, non ci sono più gli insegnanti di una volta nel calcio, nel basket, nella pallavolo. Nè buoni maestri, né buoni allievi, la politica deve capire la centralità dello sport in Italia. I risultati delle prime squadre portano emozioni, soldi, ricavi... A livello giovanile c'è una mancanza di cultura da parte dei dirigenti, cultura della sconfitta. È assurdo come si valutano gli allenatori, i dirigenti devono capire la loro missione: formare atleti che sono gli uomini del domani, non necessariamente professionisti. Gli allenatori per paura di perdere il posto sono pressati dai risultati. Bisogna valutarne anche gli aspetti positivi dei singoli allenatori, come si allevano i giovani".

Manchester City-Real Madrid, ci siamo esaltati per il calcio giocato in Champions League. 

"Le partite hanno sempre avuto protagonista il Real Madrid, che ha un allenatore bravissimo e giocatori che non mollano mai. Sono sicuro che il Real farà bene anche al ritorno. Questo depone favorevolmente per il format del torneo che nelle fasi finali dà emozioni e spettacolo, gol. Il gol è l'elemento più caratteristico dell'evento sportivo".

L'allenatore più divertente che hai avuto?

"Un grande innovatore per me in Italia, che poteva fare una carriera migliore, penalizzato dal carattere: Eugenio Fascetti. Mi ha dato di più perché ero giovane e apprendevo facilmente".

Sullo stadio...

"Dello stadio parlerà dopo Antonello. Fa la differenza anche sui risultati, per il senso di appartenenza, giochi nella tua casa. Il tifoso viene coinvolto in modo forte, oltre ai benefici indiretti che porta. Sono assolutamente favorevole allo stadio di proprietà che incide molto sicuramente".

Inzaghi comunque vada?

"Assolutamente sì, siamo molto felici di Inzaghi. Sta facendo molto bene, ha margini di crescita molto importanti. All'età dei vari Conte, Ancelotti e Allegri può essere tra i migliori in circolazione".

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