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Nagelsmann: “Mini-Mourinho? Ormai non ci posso fare niente. Per il successo conta…”

Il giovane allenatore dell'Hoffenheim racconta i segreti del suo successo

Sabine Bertagna

Una passione sconfinata per il calcio, quella di Julian Nagelsmann che a 29 anni è l’allenatore più giovane della storia della Bundesliga. Terzo in classifica con l’Hoffenheim, il giovane allenatore ha già ricevuto etichette e compimenti importanti. In Germania lo chiamano già “Mini-Mourinho”: «Quello è un soprannome che mi dato Tim Wiese (ex portiere dell’Hoffenheim e della nazionale tedesca, oggi wrestler). Non mi dà fastidio, anche se fra me e Mourinho c’è molto poco in comune, e non parlo solo di filosofia di gioco. Ma oramai non posso farci niente. I miei allenatori modello? Guardiola, Tuchel, Klopp. Hanno un ottimo approccio tattico e fanno divertire i tifosi. Ma non è che uno come me può solo copiarli, anche perché tra allenatori c’è una competizione feroce. Bisogna trovare la propria filosofia, la propria strada».

La gestione della squadra - «Il mio unico obiettivo adesso è ripagare la fiducia che mi ha dato l’Hoffenheim e portare la squadra più in alto possibile. Per il momento mi basta la vittoria del campionato delle giovanili di due anni fa. Ricordo il primo incontro con la squadra e il discorso che feci, dopo essermelo preparato tutta la notte precedente. I giocatori erano seduti ai loro posti. Io ero molto teso, lo spogliatoio a un certo punto mi sembrò enorme. Dovevo stare attento non solo a quello che avrei detto, ma anche ai modi, ai movimenti del corpo. È fondamentale se sei un allenatore. Ma andò tutto bene. In quel momento ho capito che saremmo stati una squadra. Ho un rapporto aperto con loro, e la mia età lo facilita. Ma non potrò mai essere un loro amico. Anche nelle giovanili, finito l’allenamento, ognuno per la sua strada. Perché bisogna sempre averne la guida, salda. La tattica conta solo per il 35-40 per cento del risultato finale. Il resto lo fa il rapporto con i calciatori. Puoi essere un genio del calcio, ma se hai un cattivo rapporto con il gruppo il successo durerà poco e con molte squadre fallirai. In una squadra tutti devono remare dalla stessa parte. Anche i nostri calciatori, non li scegliamo solo per le loro qualità. Il carattere conta moltissimo. Se vuoi giocare nell’Hoffenheim, devi superare anche un colloquio, come un lavoro normale. E per noi è fondamentale».

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