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Orsolini: “Con l’Inter ce la giochiamo. Thiago Motta ci ha dato convinzione”

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In vista della sfida di questa sera contro l'Inter, La Gazzetta dello Sport ha intervistato uno dei protagonisti del Bologna di Thiago Motta

Andrea Della Sala

In vista della sfida di questa sera contro l'Inter, La Gazzetta dello Sport ha intervistato uno dei protagonisti del Bologna di Thiago Motta, Riccardo Orsolini:

«Prima che io entri mi dice “Sei in grado di farmi tutta la fascia?”. Tranquillo mister. E mi dà il bacio sulla guancia. Gesto d’affetto».

Gol. E contro il Torino?

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«Motta mi fa. “Non ti vedo con lo stesso occhio della tigre di Monza”. E io: ti sbagli, ora ti faccio vedere. E quando esulto per l’1-1, fateci caso, ho messo l’indice sotto l’occhio guardando lui».

Il suo amore per il Bologna è rifiorito? Con rinnovo in vista...

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«Non si era mai appassito. Se mi chiede quante occasioni ho avuto per cambiare aria le dico non poche. Ma ho sempre pensato di voler diventare grande qui: e le ho rifiutate. Un segno di stima, poi, è che credo la società non si sia seduta a trattare la mia cessione. Oddio, magari se fosse arrivata una valanga di soldi ora sarei altrove ma so che Fenucci mi considera quasi come un figlio, me lo ha detto lui. Qui sto bene, mi vogliono bene e da tempo avevo deciso che la mia esplosione dovesse essere a Bologna. Quindi…».

Lei è lo Spaccapartite dei subentri?

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«A me piace giocare dal 1’. Sa cosa ho detto ai compagni dopo il gol al Torino? Ragazzi, sono il vostro Muriel: all’inizio, all’Atalanta, entrava e faceva gol. Se fossi un allenatore mi farei giocare sempre… Ma se ho la certezza di fare sempre gol da subentrato faccio un passo indietro...». (risata).

Cosa vi ha dato Motta?

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«Dal primo giorno ha mostrato una cosa: fame di fare bene, di compattare tutti. E tutta la squadra lo ha seguito. E a quelli che non giocano ripete“siete il motore di tutto”. Poi: ti guarda e ti dice cose che succedono in campo. E’ convinto e convincente. E ci divertiamo. Mancava quell’idea di farci sentire tutti importanti».

Orsolini, facendo un passo indietro, cosa deve a Sinisa?

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«Al di là di tutte le incomprensioni, punzecchiature, battute o quella panchina punitiva all’Olimpico quest’anno, gli dovrò sempre dire grazie. E poi con lui avevo ritrovato la nazionale».

Questo Bologna davanti all’Inter, oggi, come sta?

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«Ora c’è un’unità d’intenti che prima non esisteva. Condivisione. Partecipazione e coinvolgimento di tutti. Dopo il brutto k.o. a casa-Juve di questa annata mi espressi male dicendo che non avevamo la mentalità. Ho chiesto anche scusa, perché intendevo altro: era questione di unità d’intenti appunto, quella che oggi c’è. L’Inter? Ce la giochiamo eccome, ancor più di qualche tempo fa».

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