Dopo sette anni il Papu Gomez lo scorso gennaio ha lasciato l'Atalanta per volare a Siviglia. Intervistato da La Nacion, il giocatore svela i motivi che lo hanno spinto a lasciare Bergamo. "Ho dovuto lasciare il club. Mi aspettavo delle scuse dal tecnico che non sono mai arrivate. Ho sbagliato qualcosa, presumo, perché in una partita di Champions League contro il Midtjylland, ho disobbedito a un'indicazione tattica. Mancavano dieci minuti alla fine del primo tempo e mi ha chiesto di giocare a destra, mentre io giocavo molto bene a sinistra. E ho detto di no. Lì sapevo già che all'intervallo mi avrebbe fatto fuori, ed è stato così. Ma nello spogliatoio ha oltrepassato il limite e ha cercato di attaccarmi fisicamente", racconta l'argentino.
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In una lunga intervista a La Nacion, l'attaccante racconta i motivi che lo hanno spinto a lasciare l'Atalanta dopo sette anni
"Lì ho detto basta. Si può obiettare, ok, ma quando c'è un'aggressione fisica è già intollerabile. Allora ho chiesto un incontro con il presidente del club [Antonio Percassi] e gli ho detto che non avevo problemi a continuare, accettando di aver sbagliato: da capitano non mi ero comportato bene, ero stato di cattivo esempio disobbedendo all'allenatore. Ma ho detto al presidente che volevo delle scuse da parte di Gasperini. E gli ho anche detto che avevo capito che il presidente non poteva accettare che l'allenatore avesse provato ad attaccare un giocatore".
"Il giorno dopo ci fu una riunione durante l'allenamento. Sono andato avanti e ho chiesto scusa all'allenatore e ai miei compagni di squadra per quello che era successo. E non ho ricevuto scuse dal tecnico. Quello che avevo fatto era sbagliato e quello che aveva fatto era giusto? È lì che è iniziato tutto. Dopo qualche giorno ho detto al presidente che non volevo continuare a lavorare con Gasperini all'Atalanta. Il presidente mi ha detto che non mi avrebbe lasciato andare. È iniziato il tiro alla fune. È stato brutto perché dopo 7 anni mi hanno scaricato, dopo tutto quello che ho dato al club. Si sono comportati male".
"Il presidente non ha avuto le palle per chiedere al tecnico di scusarsi semplicemente con me... questo ha chiuso tutto. Però non è tutto, visto che da allora mi hanno chiuso le porte del calcio italiano: non volevano darmi a nessuno dei grandi club italiani perché dicevano che avrebbero rinforzato una diretta rivale. Arrivavano offerte dall'Arabia e dagli Stati Uniti e volevano mandarmi lì… Si comportavano male. Grazie a Dio è arrivato il Siviglia, perché tutto ciò che volevo era continuare a competere ad alto livello per poter essere in Coppa America. Quella era la mia ossessione".
(La Nacion)
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