"Mi sono preso qualche giorno per riflettere sulla finale di domenica scorsa e tuttora provo un miscuglio di emozioni. Vorrei chiedere perdono ai miei compagni, allo staff tecnico e, soprattutto, ai tifosi che ho deluso.
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Razzismo, Sancho: “L’odio non vincerà mai. A chi ha subito insulti di questo tipo…”
La lunga lettera aperta postata sui social da Jadon Sancho
Questo è, sicuramente, il peggior sentimento che ho avvertito nella mia carriera, ed è difficile spiegarlo con le parole". Comincia così una lunga lettera aperta postata sui social da Jadon Sancho, uno dei tre calciatori che hanno sbagliato i rigori nella finale europea di Wembley e che poi hanno subito raffiche di insulti, molti dei quali a causa del colore della loro pelle. "Ma in questo torneo ci sono stati tanti aspetti positivi, da cui trarre degli insegnamenti, anche se pensiamo che questa sconfitta continuerà a farci male per parecchio tempo".
"Il mio primo pensiero prima di qualsiasi partita - continua Sancho - è 'oggi posso aiutare la squadra?' 'oggi segnerò o creerò delle occasioni?' E questo è esattamente ciò che avrei voluto fare con il mio rigore: aiutare la mia squadra. Ero pronto, e fiducioso nel tirarlo. Questi sono i momenti che uno sogna da bambino, e per i quali gioca al calcio, le situazioni di pressione in cui vuoi stare come calciatore. Ho segnato rigori a livello di club, mi ci sono esercitato innumerevoli volte con il club e la nazionale, e quindi ho scelto il mio angolo, però questa volta ero destinato a non fare centro".
Detto che "tutti avevamo le stesse ambizioni e lo stesso ambizioni, volevamo portare a casa quel trofeo", Sancho passa al tema che più gli sta a cuore: "non farò finta di non aver percepito gli insulti razzisti che i miei fratelli Marcus, Bukayo (Rashford e Saka ndr) e io abbiamo subìto dopo la partita, però purtroppo non c'è nulla di nuovo. Come società dobbiamo migliorare e responsabilizzare queste persone. Ma l'odio non vincerà mai. A tutti i giovani che hanno subito abusi di questo tipo, dico di continuare ad andare in giro a testa alta e che continuino ad inseguire i loro sogni". "Sono orgoglioso - conclude - di questa nazionale inglese e di come abbiamo unito tutto il paese dopo 18 mesi che sono stati difficili per tanta gente".
(ANSA)
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