I primi stranieri arrivarono nell’estate del 1980. Frontiere riaperte per provare a dare una scossa al calcio italiano traumatizzato dallo scandalo del Totonero e sempre più povero di qualità. Sedici squadre ma solo undici stranieri. Era il campionato degli italiani. Numeri alla mano, dalla scorsa stagione non lo è più: sono diventati maggioranza assoluta, gli stranieri. E domenica hanno sfondato l’ennesimo muro: con i debutti del portiere Lobont (Roma) e del centrocampista Hauche (Chievo) hanno toccato quota 301 in questo 2012/3. Nel 2006/7 rappresentava il 29,4 del totale dei calciatori di A (157 su 534), oggi è arrivato addirittura al 54,3 (301 su 554).49 nazioni rappresentate, quest’anno. Più Sudamerica (145 giocatori) che Europa (126), colonie di argentini (57), brasiliani (39) e uruguaiani (21). C’è il Paese ospitante in minoranza. In Europa, nella scorsa stagione, era capitato solo in altre cinque leghe: Cipro, Inghilterra, Portogallo, Belgio e Turchia. Quest’anno si è aggiunta la Germania. Ma, tra i campionati al top, Spagna e Francia mantengono una discreta identità nazionale con valori di «indigeni» attorno al 60%.Come dice la parola stessa, e com’è ormai d’abitudine, è l’Internazionale la meno italiana delle nostre venti squadre d’élite:26 stranieri su 34 uomini finora impiegati. Stanno sopra i 20 anche Palermo e Fiorentina; hanno maggioranze forestierepure gli organici di Catania, Chievo, Lazio, Milan, Napoli, Roma, Sampdoria e Udinese.
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Record di stranieri in Serie A, l’Inter guida la classifica
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