Impietosa l'analisi del business reporter della BBC Bill Wilson («L’Italia paga il prezzo della stagnazione»), che spiega la crisi anche con gli stadi decrepiti e l’eccessiva dipendenza dalle televisioni.Il tramonto della competitività italiana è cominciato con l’avvento delle paytv nel 1993. Impoverito nella qualità media, il nostro campionato è scivolato al quarto posto in Europa per fatturato, interesse e ranking Uefa. Conclusione scontata: il calcio italiano è più brutto perché più povero, non può permettersi i pezzi migliori. Carlitos Tevez, capocannoniere in A, nel City giocava poco. Gli stranieri più bravi arrivati quest’anno non sono grandi colpi strappati ai nemici esteri, ma occasioni colte al volo. Da noi sembrano marziani. La massa di stranieri si giustifica con la comprensibile voglia di risparmiare: i brocchi esteri costano meno, hanno fascino esotico e più alibi. Più caro investire nei vivai e insegnare i fondamentali: secondo la Fifa, fra i 31 principali campionati del mondo, l’Italia è ultima per utilizzo di giocatori fatti in casa. La selezione naturale nelle giovanili premia in prevalenza le doti fisiche, più che il bagaglio tecnico. Col risultato di avere atleti più grossi e grezzi.
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Reportage BBC: «Serie A brutta perché povera. L’Italia è ultima…»
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