Novantadue minuti corpo a corpo, sfregandosi addosso l’un l’altro ardori e sudori, tra clangore di muscoli e occhiutestrategie che rendono il tutto una camminata sul filo, e senza rete, col timore che un pulviscolo improvviso possarovinare il numero. Partita italianissima in senso buono, dominata dagli allenatori, che fanno un mestiere dannato,ma quanto sono bravi quando sono bravi: lo spettacolo può anche essere questo rigore tattico, frutto di studi sulle bisettrici e di allenamenti militarizzati, questa applicazione assoluta, quei reparti raccolti da non far passare una pagliuzza,il confronto tosto sul piano atletico, la ricerca costante dell’attimo, ovvero del pertugio.
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Repubblica – Alla pari! Icardi fa sognare, Vidal spegne l’entusiasmo…
Novantadue minuti corpo a corpo, sfregandosi addosso l’un l’altro ardori e sudori, tra clangore di muscoli e occhiutestrategie che rendono il tutto una camminata sul filo, e senza rete, col timore che un pulviscolo improvviso...
Decidono così sfumature e sbavature, decidono i balzi dei portieri (Buffon in avvio su Nagatomo, Handanovic nel finalesu Vidal), decidono due splendide battute volanti di Icardi e Vidal dopo azioni ben preparate eppure viziate da errori in disimpegno (Chiellini) o in chiusura sulla linea di fondo (Jonathan). Sfumature, o pulviscolo prezioso. È 1-1 e dopo, quando lo stadio smette di ribollire al termine di un quarto d’ora finale da lame nel cuore, sembra che tutti siano almeno sollevati. L’inimicizia rimane, e verrà aggiornata nel ritorno di febbraio a Torino (dove si spera non si ascoltino ululati come quelli di ieri, per fortuna tenui, verso Pogba e Asamoah), ma non ci siamo fatti troppo del male e in fondo siamo stati bravi tutti, per essere solo la terza giornata.
Vincitrice morale è l’Inter, ossia Mazzarri che vede premiato un lavoro psicologico e tattico che va avanti, martellante e intelligente, da due mesi. Inter rigenerata, solida, concede il minimo al grande avversario fingendo di accettarne la superiorità nel primo tempo per poi sfidarlo, sfrontata, nel secondo, quando le energie juventine si affievoliscono. Due chiusure tonanti di Campagnaro in avvio su Tevez annunciano che l’Inter c’è con tutti i sentimenti, e che ha trovato un ottimo difensore. Buffon si immola quasi sbattendo il viso sul palo per deviare un sinistro volante di Nagatomo in mischia (13’), poi l’Inter si rintana, lascia campo, pressa alto solo sulle rimesse di Buffon e invita Pirlo alla manovra per ingabbiarlo in basso coi centrocampisti e lasciando libero da compiti di pressing Alvarez, il più rigenerato di tutti: le sue corse orizzontali o diagonali, coi tempi giusti e mai smarrendosi nelle pieghe della gara, sono un fattore.
La Juve fatica a trovare spazi sulle fasce, dove funzionano i meccanismi in chiusura di Nagatomo-Taider e Jonathan-Guarin, mentre Vucinic e Tevez giocano vicinissimi ma non trovano mai l’uno-due decisivo. Juve visibile sulle uniche due imbucate di Pirlo: per Vidal al 18’, contatto in area da rigore con Taider ma prima ci sarebbe un fallo di mano del cileno, e per Pogba al 32’ (sinistro debole). Poi Pirlo inizia a perdere troppi palloni come al 42’, quando innesca un contropiede che Taider conclude su Buffon, e come nella ripresa, quando la Juve si smarrisce e l’Inter aggredisce fluida. Fino all’1-0 al 28’ di Icardi, appena entrato, destro in corsa da centravanti su assist di Alvarez che ha rubato palla a un Chiellini distratto. Mazzarri esulta coi pugni alzati ma se ne dorrà alla fine. Perché la Juve è enorme nella reazione, fulminea, con pareggio confezionato da Asamoah su dormita di Jonathan e sberla mancina di Vidal nell’angolo, ma anche dopo, con Tevez scatenato: sinistro a lato al 31’ e al 43’ assist caramellato per Vidal, che di testa non trova la vittoria ma il tentacolo sinistro di Handanovic. Inter salva per un niente, d’accordo, ma anche viva e vegeta, finalmente squadra. Ne riparleremo.
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