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Repubblica – Inter a lezione di scudetto. Juve di un altro pianeta…

La fiamma diventa peccato solo quando tutto è perduto, e l’orgoglio stinge nella frustrazione, ultimo approdo. Al 94’ Rizzoli sta per decretare che di sola Juventus vive questo campionato, quando Cambiasso affonda un tackle assassino...

Francesco Parrone

La fiamma diventa peccato solo quando tutto è perduto, e l’orgoglio stinge nella frustrazione, ultimo approdo. Al 94’ Rizzoli sta per decretare che di sola Juventus vive questo campionato, quando Cambiasso affonda un tackle assassino sulla caviglia di Giovinco, che è fortunato perché non gli si scassano i legamenti: è il primo episodio antisportivo di una gara fin lì combattuta con eleganza, e ne scaturisce la prima espulsione per Cambiasso in 277 partite interiste.

Scuse immediate del popolare Cuchu, abbraccio con Conte e poi nello spogliatoio con Giovinco, ma il fatto è a suo modo emblematico. È la resa rabbiosa dell’Inter a un avversario superiore, è la consegna delle armi. Troppo diverse, e troppo distanti, le due arcirivali. Di orgoglio e fiammate vive questa Inter dalle gambe incerte, che in una delle gare più difficili dell’anno vorrebbe scardinare la trequarti più impenetrabile della serie A con l’impresentabile Alvarez, uno che a Pirlo e agli altri può solo fare il solletico.

Di contro, la Juve squaderna sul prato zuppo di San Siro un’esibizione professorale, alternando il possesso palla alla ricercadel contropiede e infine alla difesa intelligente nel finale, permettendosi una gestione della propria superiorità che a tratti èprosopopea. Quagliarella e Matri, in assenza di Vucinic, firmano l’impresa, ripetendo il 2-1 dello scorso campionato e avvicinandosi a uno scudetto che nessuno ora potrà sottrarre alla Juve, salvo cataclismi naturali.

Pirlo è la pietra angolare, la sua sovrumana capacità di alternare i ritmi della manovra, è l’essenza della prestazione bianconera. L’Inter ha come arma la sorpresa, la ricerca dell’incursione razzente con Palacio e Cassano (che in effetti disturbano il trio difensivo avversario) e di una profondità che l’organizzazione juventina concede di rado.

La Juve si permette invece un controllo ragionato della sfida, facilitata dal vantaggio immediato di Quagliarella: destro da 25metri dopo liscio di Ranocchia e pallone arcuato che sorvola un Handanovic non perfetto prima di spegnersi all’incrocio. Reazione nerazzurra con Cassano (12’) e Palacio (13’) che trovano i riflessi di un Buffon con gli ottoni ben lucidati, e il resto del tempo sancisce la superiorità della Juve che non rischia nulla perché a centrocampo stravince ogni confronto diretto to, nonostante un Marchisio non perfetto quanto a intensità e un Vidal che si impappina davanti ad Handanovic, forse subendo rigore, dopo una caramella di Pirlo (29’).

Di rigori non dati si lagnerà l’Inter alla fine, soprattutto per un contatto al 27’ st tra ChielliniCassano, ma si annota anche unbraccio di Zanetti non punito da Rizzoli (17’ pt). Non è una partita decisa dall’arbitro, ma dalla Juventus. Che a inizio ripresa, mentre entra Guarin per Alvarez offrendo qualche segnale di vita, rallenta ancora le cadenze e viene uccellata quando Pirloperde il primo pallone della gara e Chiellini cade per un contrasto fortuito con Guarin: percussione di Kovacic, poiCassano per Palacio che entra in area con un aggancio regale ed è 1-1.

Qui si vede che la Juve è di un altro pianeta: reazione immediata, Inter nell’angolo, prima Padoin trova Handanovic (11’), poi da Vidal a Quagliarella (Chivu svirgola il rinvio), cross dalla linea di fondo e Matri sigla di piatto il 2-1, su un Ranocchia assurdamente imbambolato.

Manca oltre mezz’ora, ma l’Inter raccoglierà solo mischie, spizzate, zuccate, corner e frustrazione, fino alla resa firmata da Cambiasso.