Rafinha sarà solo l'ultimo dei giocatori che hanno riempito il centrocampo dell'Inter. Il club nerazzurro ha sempre potuto vantare un reparto di grande qualità: rombi allestiti con Vieira-Cambiasso-Zanetti-Stankovic, e il cambio era Figo; triangoli esoterici come Thiago Motta-Cambiasso-Sneijder, che portarono il Triplete. Poi però fu notte. La notte dell’Inter, delle tre proprietà diverse in quattro anni, della Champions che non arriva più, è anche quella del suo centrocampo, che ora con l’arrivo di Rafinha (prestito dal Barça con diritto di riscatto a 38 mln, che sarà obbligo in caso di Champions raggiunta) vive un’altra tappa della sua ricerca, finora vana. Nelle ultime 7 stagioni si sono avvicendati nove allenatori e circa 25 centrocampisti centrali, avanzati o arretrati: tutti sono arrivati, non hanno vinto, anzi hanno fallito, e se ne sono andati (mai migliorando dopo, tra l’altro).
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Repubblica – Inter, girandola di cambi a centrocampo. Rafinha il ventiseiesimo in mediana
Il brasiliano è l'ultimo di una lunga serie di giocatori arrivati senza lasciare il segno
Tutte e tre le proprietà hanno cercato invano, anche quella di Thohir. Abbiamo gustato tutte le sfumature del trequartista, da Coutinho che era chiuso da Sneijder, e lì un po’ ebbero troppa fretta nel liberarsene, un po’ fu lento lui a crescere, comunque è l’unico che poi è esploso; a Hernanes, il profeta a cui s’era rotta l’ampolla, a Banega che qui dimenticò i passi del tango, a Shaqiri che si scatenava solo dopo le 9 di sera, a Ricardo Alvarez, mai capito se fosse più stanco o più pesante.
E gli incursori, solo rapsodici o solo deludenti: Guarin, Brozovic, Joao Mario. Chi non si è mai capito bene che pesce fosse, tipo Kovacic, e il dubbio prosegue al Real, se la sua miglior prestazione in due anni è stata una marcatura a uomo su Messi. Di registi veri zero, tuttora la mente in campo di Spalletti passa da Gagliardini a Borja Valero a Vecino, infatti il buco rimane. La lista degli uomini di lotta e di governo transitati dal 2011 contempla di tutto. S’è visto, applaudito e più spesso fischiato di tutto: Felipe Melo, M’Vila, Palombo, Gargano. Kondogbia e Kuzmanovic, Taider, Mudingayi. E Medel, e Mariga, e Poli. E i virgulti del vivaio, prima promossi poi in fretta espulsi dall’orbita: Obi, Benassi, Khrin, Gnoukouri, Duncan. Spesso la ricerca s’è infiammata d’inverno, perché a tutti i tecnici, nessuno escluso, nella foga di raggiungere una zona Champions poi sempre sfuggita, hanno gettato nelle fauci risorse: quando, se non a gennaio, furono ingaggiati Guarin (che arrivò persino rotto), Kovacic, Hernanes, Brozovic, Shaqiri, Palombo, Kuzmanovic? Tutte scommesse perse. Almeno qualcuno ha garantito plusvalenze, come Guarin, Kovacic, Shaqiri o Alvarez. Ma i 49 irrecuperabili mln per Joao Mario, per dire, pesano ancora molto sugli equilibri attuali, tecnici e finanziari.
(La Repubblica)
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