Maurito Icardi deve aver scelto di vivere in fuorigioco, qualche passo oltre le immaginarie linee di demarcazione che il campo, e in genere il suo lavoro, si sforzano di imporgli. Un po’ per dispetto e un po’ per indole, ha semplicemente deciso di stare altrove, ben al di là di regole barbose, codici di comportamento e imposizioni varie. Preferisce vivere, amare, sentire, addentare il buono della vita, poi vedere l’effetto che fa e arrivare dove vuole arrivare a modo suo. Si chiamano scelte, o ricerca di una propria dimensione. Il che, in un mondo gremito da isterici urlanti, ha anche un suo lato romantico.
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Repubblica – La vita in fuorigioco di Icardi, il talento che fa tutto a modo suo…
Maurito Icardi deve aver scelto di vivere in fuorigioco, qualche passo oltre le immaginarie linee di demarcazione che il campo, e in genere il suo lavoro, si sforzano di imporgli. Un po’ per dispetto e un po’ per indole, ha semplicemente...
Lui fa quello che sente, poi gli altri si arrangino, persino Mazzarri. In questo, e in altre cosette che ogni tanto fa intravedere in campo, ricorda Christian Vieri. Quasi nessuno, del resto, dopo quattro mesi di balbettii nell’Inter (a parte un gran gol alla Juve e uno al Cagliari) e di brevi svariate malattie fino a un’operazione di ernia, avrebbe dato pubblicità alla sua storia con Wanda in quegli ormai celebri e bollenti cinguettii, che piovvero sui tifosi proprio mentre si chiedevano dove fosse finito Icardi. Una scelta suicida sul piano mediatico eppure a lui venne così, perché gli piace stare oltre. Punto.
Come oltre Tomovic si è trovato sabato a Firenze, per stangare al volo il gol della vittoria interista, bellissimo, da centravanti di talento qual è. E in netto fuorigioco, ovvio. Chissenefrega, si è detto: ha portato le mani alle orecchie e le ha mostrate alla folla e a tutti noi, parlate parlate e intanto io segno, amo, vivo, non rinuncio a niente. Poi ha smesso di giocare, quasi volendolo, anche se era entrato da dieci minuti, e ha lasciato a uno stremato Palacio tutti i rientri a centrocampo, con Mazzarri che lo incendiava a ogni sguardo. Infatti, a fine partita, Walterone si è vendicato: «Bravo Icardi. Peccato che dopo il gol abbia smesso di correre, boccheggiava, eravamo in dieci e mezzo contro undici… Si allena in gruppo da tempo ma ha ancora un’autonomia limitatissima, speriamo migliori». Invece Thohir l’ha incoraggiato da Jakarta: «Icardi è un killer».
Maurito non ha ancora 21 anni, quindi dovrebbe disporre di energie straripanti: eppure si allena da sei settimane coi compagni e non gli riesce di mettere minuti nelle gambe, anche se a questa Inter in fase di rilancio servirebbero come l’acqua nel deserto. Ma lui ha i suoi tempi. Ha il suo amore appassionato e monogamo (molti suoi colleghi sono tutto fuorché monogami, com’è noto) con cui ieri se n’è andato a vedere gli animali in uno zoo safari, ha i suoi tatuaggi in tutto il corpo che neppure Queequeg, ha la sua musica sparata nelle orecchie, la sua auto rombante che è già il terrore di tutti i viali di Appiano Gentile, il suo talento. Decidesse di diventare un professionista serio, non ce ne sarebbe più per nessuno.
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