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Repubblica – Mazzarri non si fida: in settimana ha effettuato ripetuti…

Lasciate che le vecchie glorie vadano a lui, che lo circondino, che lo facciano sentire un po’ più interista: ne ha bisogno, è nuovo di qui e viene da tanto lontano. Per il suo esordio a San Siro da presidente, Erick Thohir tenta un...

Francesco Parrone

Lasciate che le vecchie glorie vadano a lui, che lo circondino, che lo facciano sentire un po’ più interista: ne ha bisogno, è nuovo di qui e viene da tanto lontano. Per il suo esordio a San Siro da presidente, Erick Thohir tenta un esperimento a metà tra il marketing del cuore e la metempsicosi: ha convocato via mail tutti gli ex giocatori dell’Inter (hanno risposto in 53, magari ne arriverà qualcuno in più) che oggi, guidati da Francesco Toldo, sfileranno allo stadio, poi saranno in tribuna al fianco del tycoon indonesiano, e chissà che lapilli di autentico spirito nerazzurro non trasmigrino dalle glorie del passato al nuovo presidente.

Appuntamento per tutti prima di Inter-Sampdoria in una sala interna dello stadio, presentazioni e convenevoli, poi ognuno riceverà una maglia nerazzurra col numero indossato un tempo e con il proprio cognome stampato sulle scapole; a seguire, tutti in campo per un giro d’onore, foto di gruppo, infine ascesa alla tribuna centrale per godersi la partita, circondando Thohir e Moratti, ieri sera a cena insieme, in un abbraccio di puro interismo. E dato che di ex è pieno il mondo, si verificherà il curioso caso di Sinisa Mihajlovic, che essendo un uomo dal cuore spaziosissimo (palpita in egual misura per la Serbia, per la Stella Rossa di Belgrado, per la Samp, per l’Inter e per la Lazio) ha ovviamente anche spruzzate di nerazzurro nei ventricoli, quindi parteciperà un po’ defilato alle celebrazioni delle vecchie glorie ma poiandrà in panchina per guidare la sua nuova-vecchia squadra, la Samp, contro la sua vecchia Inter.

Un bell’ingorgo per il buon Sinisa, ma senz’altro ne riemergerà col piglio sicuro che gli è proprio. Chi invece sembra sinceramente preoccupato per questa aria di festa è con ogni evidenza Walter Mazzarri, che com’è noto interpreta ogni gara in modo totalizzante e assoluto, come se tutte le volte si giocasse una finale mondiale (ed è il suo bello). Un allenatore così, all’idea che prima della partita ci siano in campo celebrazioni di varia natura che non c’entrano con il fatto agonistico, va abbastanza in tilt. Ecco perché fatica addirittura a dare un nome alla cosa («Non so se chiamarla festa o... iniziativa positiva») e infine ammette: «Tutto quello che è coreografia fa piacere ed è positivo, ma poi conta quel che facciamo sul campo. Dobbiamo stare attenti a essere molto concentrati e a non farci distrarre da questa festa. A livello di prestazioni abbiamo fatto bene sempre, ma a volte per leggerezza abbiamo perso punti per strada e sarebbe sbagliatissimo non tenerne conto».

Pare che durante la settimana Mazzarri con i giocatori abbia effettuato ripetuti richiami alla concentrazione, perché è terrorizzato all’idea che qualcuno si distragga per questa «iniziativa positiva». Non si distrarrà di sicuro Zanetti, unica vecchia gloria tuttora in servizio effettivo, che torna dal 1’ minuto al posto di Nagatomo. La Samp non vince in casa dell’Inter dal dicembre 1996 (4-3 con Mancini superstar), e forse anche per questo Walterone ha vissuto una vigilia piena di ansie. Coraggio, passerà anche questa.