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Ricky Alvarez patrimonio da proteggere. Ma prima se ne chiarisca il ruolo…

A meno che uno non sia Javier Zanetti, che dovunque giochi spesso esce con la palma di migliore in campo in tasca, l’eccessiva duttilità è spesso un limite per un calciatore. Saper giostrare in diverse zone del campo è sicuramente una...

Daniele Mari

A meno che uno non sia Javier Zanetti, che dovunque giochi spesso esce con la palma di migliore in campo in tasca, l'eccessiva duttilità è spesso un limite per un calciatore.

Saper giostrare in diverse zone del campo è sicuramente una qualità e una risorsa, purché questa qualità non renda poi difficile l'individuazione di un ruolo ben preciso in campo.

Ricky Alvarez è stato acquistato quest'estate per 9 milioni più 3 di bonus ed è quindi a tutti gli effetti un grande patrimonio della società Inter. Dopo un inizio piuttosto tribolato, complice anche un'Inter tutt'altro che brillante, nelle ultime uscite l'argentino ha mostrato segnali incoraggianti. Niente di paragonabile alle descrizioni che, tuttora, ne fanno in Argentina, ma qualche sprazzo di "Maravilla" si è intravisto.

L'Inter è chiamata a proteggere questo investimento, sia dalle forche caudine della stampa sia dall'esigenza dei tifosi, spesso incapaci per troppa fretta di attendere che un giocatore completi il suo processo di adattamento ad un altro tipo di calcio.

"Gli sto cambiando il chip, e quando lo avrà cambiato, Alvarez potrà diventare un big del calcio mondiale". Parole e musica di Claudio Ranieri, che è a sua volta chiamato a sciogliere un altro dubbio legato al centrocampista argentino: qual è esattamente il ruolo di Ricky Alvarez?

La risposta più naturale e semplice sarebbe "quello di vice-Sneijder", ma la realtà è che Alvarez del trequartista puro ha poco, eccezion fatta per la grande tecnica. Per giocare trequartista nel rombo, oltre ad una buona dose di "cojones" (che però si possono acquisire col tempo), servono spunto, rapidità e visione di gioco.

Alvarez, in questo senso, non è esattamente il prototipo del trequartista. L'argentino ama tenere palla e partire in progressione, caratteristiche tipiche della mezz'ala.

Il problema è che, da quando è arrivato in Italia, Alvarez è stato impiegato più o meno in tutti i ruoli, prima come attaccante esterno (da Gasperini), poi come interno di centrocampo (dal ct Sabella in nazionale, con Mascherano e Lucho Gonzales a completare il trio) e quindi da vice-Sneijder atipico da Claudio Ranieri.

Un turbinio di ruoli e compiti diversi che certamente non può aver giovato ad un giovane alla prima esperienza in Europa. Senza contare che, al Velez, Alvarez ha fatto addirittura il centrale in un centrocampo a quattro. Ma in quella squadra lui era la stella, e il tecnico Gareca ha spesso ammesso di averlo impiegato "dove serviva".

Ora, però, in un contesto diverso, e con giocatori di un livello diverso, Alvarez ha bisogno di essere "etichettato". L'Inter non gioca né con l'albero di Natale nè con il 4-2-3-1, i due schemi che prediligono l'utilizzo della mezz'ala. Per questo Alvarez dovrà essere aiutato ad agire come "vice-Sneijder", se questo è il ruolo che Ranieri ha scelto per lui, o definitivamente lanciato in un'altra posizione (interno di sinistra del centrocampo a tre?). Perché non si può gettare al vento un investimento di questa portata senza aver creduto veramente nel ragazzo. E perché se il talento c'è, come giurano i compagni dell'Inter, dell'Argentina e gli esperti sudamericani, dovrà per forza venir fuori. A San Siro non aspettano altro...