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Sabatini: “Scudetto? Milan favorito. Mourinho, con l’Inter ha vinto la CL perché…”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Walter Sabatini ha parlato anche di Roma e Salernitana oltre che di scudetto

Matteo Pifferi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Walter Sabatini ha parlato anche di Roma e Salernitana oltre che di scudetto:

Sabatini, ritorna il campionato e domenica sera c’è subito Salernitana-Roma, la “sua” partita. Si può dire che per lei la Roma sia il grande amore della vita e la Salernitana l’infatuazione di una sera?

«Approvo la prima metafora, non la seconda. La Salernitana è stato un regalo inaspettato, culminato nella salvezza fantastica di tre mesi fa. Una gioia immensa, un amore imprevedibile e mi dispiace non averlo ripagato fino in fondo, avrei voluto fare qualcosa di più duraturo. Ci sono stati degli “incidenti”, ma non accuso nessuno, è andata e basta».

Il litigio con il presidente Iervolino per via delle commissioni agli agenti?

«Un piccolo litigio che si è poi ingrandito, ma non ne voglio parlare. Vicenda chiusa, senza strascichi legali. Auguro ogni bene a Iervolino, alla Salernitana, alla sua gente straordinaria, bellissima, educata. Nei sei mesi a Salerno sono stato amato come mai, senza invadenza. Sapevano che per la mia salute delicata non avrei mai dovuto prendere il Covid e con garbo tenevano le distanze, per tutelarmi. Ci siamo salvati con un filotto di nove punti in otto giorni (ad aprile; n.d.r) e nessuno ci toglierà questa impresa».

Oggi la Salernitana è in difficoltà sul mercato.

«Certi giocatori sono recalcitranti a trasferirsi a Salerno e non sanno quello che si perdono. Questo non significa che la Salernitana non faccia mercato. Iervolino è un imprenditore che non si spaventa davanti agli investimenti. Può spendere 10-15-20 milioni senza battere ciglio. È abituato agli affari».

La Roma?

«Rimango fedelissimo allo stato d’animo dell’essere romanisti. Oltre a leggere, io scrivo, butto giù dei pro-memoria e l’altro giorno ho annotato questa frase: “Ogni volta che sento una canzone di Venditti cado dentro una voragine di nostalgia”. Poi ho acceso la tv, c’era uno speciale proprio su Venditti e quattro-cinque di quelle canzoni mi hanno rimandato subito all’inno della Roma, composto da Antonello. In quel momento mi sarei suicidato per amore».

No, per carità, la vogliamo vivo e operativo. La Roma può correre per lo scudetto?

«Se fossi alla Roma, nei panni del bravissimo Tiago Pinto, direi che la squadra deve competere per entrare nelle prime quattro. Ed è implicito che chi lotta per i primi quattro posti può ritrovarsi a gareggiare per lo scudetto».

Pellegrini, Matic, Wijnaldum, Dybala, Zaniolo, Abraham: Mourinho dovrà essere bravo a tenere insieme tanta qualità.

«E ci riuscirà. All’Inter ha vinto la Champions perché convinse Eto’o a spendersi come terzino nella notte di Barcellona. Nessuno come Mou è capace di costruire una mentalità vincente, giorno dopo giorno, dettaglio dopo dettaglio. Forse ci sarà qualche scompenso, ma vedo giocatori bravi e disposti a correre, e Matic è un metronomo equilibratore».

Qual è stato finora il più grande colpo di mercato?

«Pogba, ma si è infortunato e il progetto della Juve si è incrinato. Pogba al Manchester United si è formato, è diventato adulto. Nella seconda volta alla Juve, da giocatore maturo, farà benissimo».

Pogba e poi?

«Dybala è stata un’operazione magistrale della Roma. L’Inter con il ritorno di Lukaku ha ricostituito l’attacco dello scudetto e si è messa a posto».

Chi è in pole position per il titolo?

«Il Milan, perché ha creato i presupposti per rivincere. Maldini e Massara sono bravissimi».

Il suo amico Spalletti, a Napoli, attraversa un momento difficile, gli hanno indebolito la squadra.

«Lo vedo nervoso e vorrei averlo davanti a me, con lo sguardo perso nel vuoto e con la capacità di dissimulare tutto grazie all’ironia toscana. Luciano me lo immagino in preda alla febbre del lavoro, sveglie all’alba e furia. All’ultimo tuffo De Laurentiis farà le cose che deve, con sofferenza, ma le farà, e Spalletti riporterà il Napoli alla competitività».

Un altro suo amico, Mihajlovic, è ritornato a sedersi sulla panchina del Bologna.

«Sinisa è uomo di un coraggio esemplare, lo considero un fratello minore. Ha un’energia titanica e la investe su se stesso per vincere la sua guerra, senza lesinare sforzi per la sua squadra, che non ha mai abbandonato, neppure nei momenti più bui della malattia».

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