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Sacchi: “Il Milan non è più un collettivo. Avete visto il primo gol dell’Inter nel derby?”

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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi analizza il momento complicato che sta attraversando il Milan

Gianni Pampinella

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi analizza il momento complicato che sta attraversando il Milan. I rossoneri sono reduci dalla sconfitta in Supercoppa contro l'Inter. "Il campionato non è chiuso. E il Milan ha dimostrato che con le motivazioni, lo spirito di squadra e il gioco si può lasciare tutti a bocca aperta".

Oggi, però, a stupire è l’involuzione della squadra. Che cosa sta succedendo?

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«I ragazzi che avevano sbalordito oggi sono “caduti” nella normalità. Qualche infortunio di troppo, qualche risultato negativo maturato in maniera inaspettata e poi la mancanza di esperienza in un gruppo in cui quasi nessuno aveva mai vinto prima dell’anno scorso... E la squadra ha iniziato a sottovalutarsi, a perdere certezze. Oggi in campo il Milan non è più un collettivo: squadra lunga, movimenti senza armonia. Avete visto il primo gol dell’Inter nel derby? Calabria va a raddoppiare su Lautaro, dove c’è già Kjaer, e si perde Dimarco che segna. Errori come questo sono errori di testa, che la dicono lunga sul momento del Milan».

Sacchi: “Il Milan non è più un collettivo. Avete visto il primo gol dell’Inter nel derby?”- immagine 2

Lei ha appena descritto l’errore di un singolo...

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«Ma il singolo sbaglia quando in campo si sente solo. In un collettivo che funziona si difende attivamente insieme e si attacca insieme, uniti da quel filo invisibile che è il gioco. Ma se il filo è a cinquanta metri da te...».

È questo l’aspetto primario da recuperare?

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«Senz’altro. Il gioco costa idee e lavoro, non denaro. Il Milan l’ha dimostrato facendo quello che nessuno in Italia fa: ha vinto con i conti in ordine perché Pioli ha costruito un gruppo mosso dalle idee, dalla generosità, dalla modestia e dalla volontà. Nel suo Milan c’era sinergia, comunicazione».

E adesso?

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«Pioli deve gestire la precarietà della vittoria, che è il pericolo più grande, specialmente per un gruppo giovane come il suo. Temevo che questo momento sarebbe arrivato...».

Lo scudetto è stato il primo trofeo anche per Pioli. La precarietà del successo sta giocando un brutto scherzo anche a lui?

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«Deve ritrovare fiducia nelle proprie idee, senza lasciarsi andare ai tatticismi. Prendete il 2-2 con la Roma: a un certo punto ho avuto l’impressione che si sia fatto prendere dalla paura. Ha inserito Gabbia, e poi altri giocatori difensivi, e si è portato la Roma in area. Se vuoi che i giocatori ti seguano, devi essere molto convincente. Pioli lo ha toccato con mano, torni a pensare a come avere il dominio del gioco: lo scudetto lo ha vinto così».

(Gazzetta dello Sport)

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