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Sala: “Così penso alla ripartenza di Milano, niente sarà più come prima. E San Siro…”

Le parole del Sindaco al Corriere della Sera

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa dal Sindaco di Milano Beppe Salaal Corriere della Sera: il primo cittadino del capoluogo lombardo ha parlato della crisi sanitaria che sta mettendo in ginocchio l'Italia.

Da più parti piovono critiche su come la Regione ha gestito la crisi. Anche suoi colleghi come il sindaco di Bergamo Gori hanno attaccato il sistema sanitario lombardo. Si poteva fare di più?

«Non mi sono mai permesso di criticare il presidente Fontana per la gestione della crisi. Dico, evitando qualsiasi polemica, che una riflessione sul sistema sanitario lombardo va fatta. Dopo? Certamente sì, ma già oggi è sotto gli occhi di tutti che certe scelte hanno costituito un elemento di debolezza».

A cosa si riferisce?

«Al fatto che in Lombardia, a differenza di Emilia e Veneto, si è puntato più sulle grandi infrastrutture ospedaliere, anche private, a scapito della rete sociosanitaria del territorio, consultori, medici di base. Sono proprio questi ultimi a denunciare le loro difficoltà. Stanno facendo una battaglia che va al di là delle loro forze senza strumenti adeguati. Dopodiché io mi confronto e lavoro con Fontana ogni giorno. Ci manca solo che ci litighi! Non l’ho fatto e non lo farò».

A che punto è la battaglia di Milano? Come si può vincerla?

«Milanoha il dovere per sé stessa e per il sistema sanitario di resistere. La guerra non è affatto finita, però permettetemi di dire che i milanesi si stanno comportando bene e di questo li ringrazio. Da parte mia sto cominciando a pensare come sarà la ripartenza. Lo so bene che è prematuro e che mi espongo alle critiche, ma ritengo che sia fondamentale essere preparati e non improvvisare. Partendo da un dato difficilmente contestabile: non esisterà un giorno “uno” in cui andremo tutti in piazza con la fanfara al grido “ripartiamo”. Sarà una ripartenza graduale che non esclude stop and go».

Cosa bisognerà fare in questa fase di mezzo, quella che verrà dopo il tutti a casa?

«Lavoro su tre grandi capitoli che dovranno essere la base della ripartenza. Il primo: va modificato il sistema delle infrastrutture. In primis penso ai trasporti e la mobilità perché cambierà il nostro modo di muoverci. Ma penso anche alle infrastrutture digitali perché questa emergenza ci ha insegnato che la fame di banda larga è enorme. Ne sto già parlando con i grandi operatori. Il secondo: va fatto un piano per gli spazi di grande concentrazione, dallo stadio ai cinema».

Come?

«Pensiamo a San Siro. Non è solo il fatto di essere seduti uno di fianco all’altro, ma penso ai grandi assembramenti all’ingresso per i controlli. Fino a oggi sulla tutela della salute ha prevalso la sicurezza. Bisognerà cambiare. Vale per il macro come per il micro. Ad esempio i cinema. È semplicistico dire metto una poltrona sì e una poltrona no e una fila sì e una fila no. Ma come si entra? Come si esce? Oggi è difficile vedere delle opportunità da questa tragedia, ma qualche lezione dobbiamo impararla».

Ci sta dicendo che niente sarà come prima?

«Niente sarà come prima, ma vedremo se qualcosa diventerà meglio di prima».

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