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San Siro, l’ex vicesindaco: “Sala deve dire no al nuovo stadio: ecco perché”

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Le parole di Luigi Corbani: "Se proprio vogliono un impianto di proprietà, le squadre comprino il Meazza e presentino un progetto per farne uno stadio-business"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera, Luigi Corbani, vicesindaco del Pci nelle giunte rosso-verdi tra il 1987 e il 1990 a Milano, ha parlato così della questione legata al nuovo stadio della città.

Il sindaco Sala dovrebbe dire di no a un investimento privato da 1,2 miliardi di euro?

«Certo che dovrebbe dire di no. Se proprio vogliono un impianto di proprietà, le squadre comprino il Meazza e presentino un progetto per farne uno stadio-business come ha fatto il Real Madrid. Ma non si può pretendere una operazione immobiliare-finanziaria di quelle dimensioni, che nulla ha a che fare con la questione sportiva».

Ma San Siro non è uno stadio troppo vecchio per un restyling?

«Ospiterà l'inaugurazione delle Olimpiadi del 2026. Ed è così malmesso che poche settimane fa è stato lo stadio della finale della Uefa Nations League. San Siro è tuttora considerato uno degli impianti più belli del mondo e rimane un simbolo storico di Milano. Demolirlo sarebbe assurdo. Da una coalizione di sinistra mi aspetterei maggiore tutela della architettura contemporanea. Posso andare a vivere da un'altra parte, ma non abbatto la casa della nonna, tanto più quando è un simbolo della mia città conosciuta in tutto il mondo».

Dove andrebbero a giocare le squadre in caso di ristrutturazione del Meazza?

«Quando si è fatto il terzo anello, dove giocavano? E perché non hanno usato il periodo della pandemia con gli stadi chiusi per fare come il Real Madrid che ha pensato al rifacimento del Bernabeu con l'obiettivo di ultimare i lavori nel 2022 e intanto giocava nel centro sportivo? La verità e che i club non vogliono mettere mano al portafoglio né chiedere prestiti alle banche per restituirli negli anni, come ha fatto il Real».

Il quartiere, oggi abbandonato, diventerebbe una cittadella dello sport. La città può davvero rinunciare a questa opportunità?

«Milano ha bisogno di una ennesima operazione finanziaria-immobiliare da 10 mila euro al metro quadrato? Qui si chiede di cementificare aree pubbliche. Ma quanto le pagano al Comune? E come si fa ad assegnarle senza gara? E siamo sicuri che con tutte le costruzioni ad alta redditività non si finisca per creare una bolla immobiliare?».

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