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Severgnini: “Dito medio di Mancini sgradevole come frase Sarri. Ha sbagliato 3 volte”

Beppe Severgnini, noto tifoso interista, commenta dalle colonne del Corriere della Sera il gesto di Roberto Mancini verso i tifosi del Milan, dopo l’espulsione nel derby: “Diciamolo, senza imbarazzo: il dito medio di Roberto Mancini è...

Alessandro De Felice

Beppe Severgnini, noto tifoso interista, commenta dalle colonne del Corriere della Sera il gesto di Roberto Mancini verso i tifosi del Milan, dopo l'espulsione nel derby: "Diciamolo, senza imbarazzo: il dito medio di Roberto Mancini è sgradevole quanto gli insulti di Maurizio Sarri. E il gesto dell’ombrello di Matteo Salvini in tribuna li vale tutt’e due. È triste, lo so, proporre questi paragoni. Ma il calcio italiano ci costringe a farlo. Mentre in tutto il mondo il gioco diventa più piacevole e spettacolare, in Italia sembra abbrutirsi, giorno dopo giorno. Con la complicità di tutti: dagli allenatori ai politici, dal presidente della Federazione ai presidenti delle società. Fino ai tifosi: sempre pronti a gridare scandalizzati di fronte ai comportamenti altrui, ma incapaci di condannare gli errori e gli eccessi della propria squadra. Anch’io voglio bene a due colori: nero e azzurro. Dal 2002 al 2010 ho scritto molto dell’Inter. Ho accompagnato la mia squadra dal disastro al trionfo, passando dentro il tunnel maleodorante di Calciopoli. Ho cercato di spiegare il lato romantico, sociale e familiare del calcio, e ho smesso quando mi è sembrato giusto.

Sono un tifoso, certo. Ma non ho difficoltà a scrivere che Roberto Mancini ha sbagliato, domenica sera a San Siro. Non perché ha messo in campo una formazione sconclusionata (può succedere). Ha sbagliato perché si è fatto espellere. Ha sbagliato perché ha insultato i tifosi avversari uscendo dal campo. Ha sbagliato perché ha maltrattato una conduttrice televisiva. Tre errori in una sera: un po’ troppi, per un professionista.

Dopo aver reagito pubblicamente alle offese rozze di Maurizio Sarri durante Napoli-Inter, lo stesso Mancini aveva detto: «È una vergogna, uno che si comporta così in Inghilterra non vedrebbe più il campo». Be’, anche il comportamento mostrato ieri a San Siro, a Stamford Bridge o all’Emirates Stadium non verrebbe perdonato facilmente. L’allenatore dell’Inter si difende dicendo «In Inghilterra non avrei fatto il gesto, perché non avrei subito gli insulti dai tifosi». Non è vero: gli isterici da stadio ci sono pure là, e lui lo sa. Un tifoso non deve dire queste cose? E perché? Un tifoso ha acquistato biglietti dello stadio, ha sottoscritto abbonamenti televisivi, ha investito emozioni nella squadra e collezionato malattie psicosomatiche. Se c’è uno che ha diritto di protestare, è lui (o lei). Di solito, diciamolo, non accade. L’incapacità di autocritica e l’aggressività verbale sono entrate in ogni poro del calcio italiano. Il tifoso è orgoglioso della propria faziosità e felice della propria irragionevolezza.

Tra i mille messaggi ricevuti dai sostenitori del Napoli dopo aver criticato Maurizio Sarri sul Corriere c’era di tutto: accuse di moralismo, attacchi personali, insinuazione di complotti nordisti contro Napoli. Ammissioni che l’allenatore della squadra del cuore aveva sbagliato, e si poteva farglielo notare, ne ho letti pochissimi. Vediamo cosa diremo e scriveremo noi interisti nei prossimi giorni. Prevedo più severità verso il tecnico debole di nervi e svelto di lingua. Ma non perché siamo più obiettivi dei tifosi napoletani.

Perché l’Inter sta perdendo e il Napoli stavincendo. Giudicare severamente un allenatore è anche un modo di punirlo. Vediamo cosa diranno i tifosi del Milan, dopo lo show di Matteo Salvini in tribuna. I rossoneri hanno vinto con merito (e per demerito degli avversari, le due cose vanno insieme). Ma il leader di un partito importante, che si candida al governo del Paese, non può esibirsi in gestacci con la faccia da invasato. È vero: l’ascesa del primitivo Donald Trump nella prima democrazia del mondo rende tutto relativo: ma c’è — dovrebbe esserci — un limite. In nessun Paese normale un comportamento come quello di Matteo Salvini a San Siro sarebbe ammissibile. Ma diciamolo: noi siamo un Paese normale?"