Bel reportage dall'Ucraina scritto da Andrea Sorrentino di Repubblica, alla vigilia di Dnipro-Inter, prima sfida di Europa League e partita delicata vista la situazione gravissima che si sta vivendo nel paese, dilaniato dalla guerra: «Darren O’Dea non gioca più, se n’è andato. Era arrivato a luglio, con la sua fama di discreto difensore centrale della nazionale irlandese, ingaggiato dal Metalurh Donetsk. Dopo un mese ha capito che non poteva gestire la paura ed è tornato a Dublino, rinunciando a due anni di ingaggio. Invece a Edmar Halovskyi de Lacerda, brasiliano naturalizzato ucraino, attaccante del Metalist Kharkiv, una mattina è venuto un colpo: si è trovato tra le mani la cartolina militare, lo chiamavano alle armi sul fronte orientale. Panico, urla, pianti. Poi gli hanno detto ci scusi tanto, dev’essere stato un errore: i calciatori, almeno loro, non vanno in guerra. Quanto ai cinque brasiliani dello Shakhtar, hanno provato a non presentarsi dopo le vacanze, terrorizzati per le notizie dei morti nelle strade: ma il club li ha obbligati a tener fede ai contratti, e poi lo Shakhtar non sta più a Donetsk, ora si è trasferito a Kiev e fa tutto qui, allenamenti e partite, anche se le prime due della stagione le ha giocate a Leopoli, dove disputerà anche le gare di Champions, ma intanto ha vinto sei gare su sei del campionato. La meravigliosa Donbass Arena di Donetsk, uno degli stadi più belli d’Europa, è stata ripetutamente bombardata, mentre la sede del club è stata occupata dai militari russi. Il magnate Akhmetov, presidente dello Shakhtar, un tempo filorusso e finanziatore di Yanukovich, ora è in grave imbarazzo e cerca mediazioni col governo ucraino. Al pari dello Shakhtar, nel frattempo si sono trasferiti a Kiev anche il Metalurh Donetsk, l’Olimpik Donetsk e il Metalurh Lugansk, perché le loro città sono zone di guerra. L’Illichivets di Mariupol, sul mare di Azov, altro centro sotto assedio e col coprifuoco notturno, ha scelto di giocare sempre e solo in trasferta. Il Dnipro gioca ancora nella sua città, che però è pericolosamente vicina alle zone calde del conflitto. Così l’Uefa ha deciso che le gare di Europa League dovrà disputarle a Kiev, unica sede considerata sicura a livello internazionale insieme a Leopoli, e per questo l’Inter domani sarà di scena qui, nel grande stadio Olimpico, quello di Spagna-Italia 4-0, finale degli ultimi Europei. I tre club della Crimea (Yalta, Sevastopol e Simferopol) hanno proprio salutato la compagnia, e sono stati assorbiti dal campionato russo (ma in terza serie), cambiando pure la denominazione sociale. Così lentamente muore, insieme alle persone sotto i bombardamenti nel Donbass, anche il torneo ucraino, un tempo considerato il settimo d’Europa per valore tecnico ed economico».
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Sorrentino (Repubblica): «Viaggio nell’Ucraina ferita che ospita l’Inter»
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