Sergio Carpanesi, allenatore di Luciano Spalletti ai tempi dello Spezia e fonte d'ispirazione per la sua carriera in panchina, ha parlato del tecnico nerazzurro ai microfoni di TMW.
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Carpanesi, che effetto le fa vedere l'Inter del suo amico Spalletti in testa alla classifica?
"Sono davvero felice. Si merita di vivere questo bellissimo momento, onore a lui per aver ridato motivazioni e serenità all'Inter".
Cosa ha portato Spalletti al gruppo nerazzurro?
"Anche lo scorso anno l'Inter aveva potenzialità enormi, ma Spalletti è stato bravo a costruire una squadra ed esaltare tutti i suoi interpreti. Basti pensare alla permanenza di Perisic. I giocatori, d'altronde, sono sempre gli stessi; la differenza sta nel loro rendimento. All'inizio della stagione c'è stata anche un po' di fortuna, con tante vittorie di misura, ma l'Inter è prima e nel calcio parlano i risultati".
Facciamo un salto indietro. Si sarebbe mai aspettato di vedere Spalletti a questi livelli?
"Molto probabilmente, quando giocava, nessuno avrebbe scommesso su di lui come allenatore. Il suo modo di vivere, di fare il calciatore più per divertimento che per professione ha sempre creato simpatie nel pubblico, ma la sua carriera da calciatore è stata modesta e il nome non l'ha certo aiutato ad allenare come succede spesso nel calcio".
Che giocatore era Luciano Spalletti?
"L'avevo visto giocare nell'Entella e mi aveva colpito. Poi ho avuto la fortuna di allenarlo nello Spezia tra il 1986 e il 1990. Era un bel diesel, dalle leve lunghe, tanta forza di volontà e un'ottima condizione atletica per giocare mezzala o anche terzino. Con me fece davvero bene".
La carriera da allenatore di Spalletti è iniziata invece a Empoli..
"Sì, ha iniziato quasi casualmente perché era amico di infanzia del presidente. Prima nel settore giovanile, poi ha sostituito l'allenatore in prima squadra e da lì è cominciato il suo percorso tra i professionisti. A Empoli c'era un ambiente familiare e questo ha aiutato molto Luciano. Poi c'è stata la Sampdoria, dove forse ha pagato le frizioni coi big della rosa, prima delle esperienze col Venezia di Zamparini, con l'Ancona e con l'Udinese".
Una gavetta lunga e importante: è questo il segreto di Spalletti?
"Non so se questo sia il suo segreto, ma sicuramente la gavetta gli ha fornito la giusta esperienza e umiltà per allenare ad alti livelli come alla Roma, allo Zenit e ora all'Inter".
Spalletti ha più volte dichiarato che lei è stato uno dei suoi maestri. Rivede tanto del calcio di Carpanesi in quello dell'attuale tecnico nerazzurro?
"Abbastanza. Io ho sempre privilegiato il gioco del calcio, la partecipazione corale con l'obiettivo della finalizzazione. Il mio Spezia giocava bene, anche a Prato e Pisa offrivamo un grande spettacolo in campo. Secondo me è proprio da qui che passano i risultati e in questo le nostre filosofie sono simili".
Può essere l'anno giusto perché Spalletti vinca il tanto desiderato Scudetto?
"La potenzialità c'è, bisognerà vedere quanto peserà la mancanza di titoli nel DNA dei giocatori nerazzurri. E' la prima volta che tanti di loro giocano per lo Scudetto, come è accaduto anche al Napoli. La corsa secondo me comprende Juventus, Napoli, Inter e Roma, senza dimenticarci della Lazio. Sarà un campionato divertente e avvincente, è difficile dire chi la spunterà".
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