Nel corso del summit andato in scena ieri e chiesto dal sindaco di Milano Beppe Sala, il Milan è uscito allo scoperto e ha annunciato di lavorare sullo stadio in autonomia. L'Inter non si è fatta trovare impreparata e ha individuato ad Assago l'area dove potrebbe nascere la casa nerazzurra del futuro. "La città di Milano perde l’occasione di riqualificare un quartiere intero per l’incapacità di smuovere un progetto da 1,2 miliardi di investimenti privati. Di più, il Meazza rischia di diventare un’immensa cattedrale abbandonata come lo stadio Flaminio", si legge sul Corriere dello Sport.
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Stadio, incideranno le diverse prospettive delle due proprietà. L’Inter con Suning…
"Uno stadio moderno è imprescindibile per qualsiasi club di profilo internazionale grazie all’offerta di servizi che alzano la resa per spettatore. Chiunque investa nella costruzione o riqualificazione dello stadio incrementa immediatamente i ricavi riuscendo spesso pure a tenere prezzi ragionevoli per i tifosi. Nessuno dei primi 20 club europei utilizza uno stadio a proprietà pubblica".
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"La vicenda del nuovo San Siro è un fallimento a tutti i livelli. Il sistema normativo sembra congegnato per dare un’arma letale a chiunque si opponga a qualcosa: si tratti di un comitato di quartiere, un’associazione, un ente pubblico. La burocrazia è pervasiva, opaca, vischiosa e capace di dilazionare qualsiasi decisione, subordinandola a cavilli procedurali".
"Sul prosieguo del progetto incideranno le diverse prospettive delle due proprietà: il Milan ha un azionista americano, volitivo e sicuramente capace di raccogliere i capitali necessari per un progetto che sia RedBird che Elliott hanno sempre considerato un milestone distintivo dell’investimento nel club. L’Inter ha una proprietà la cui capacità di finanziamento pare assai problematica come provvisoria sembra la stessa permanenza al timone del club. Giusto quindi che i due club seguano strade diverse ma ai milanesi resterà il rimpianto per una grande occasione persa".
(Corriere dello Sport)
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