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Stankovic: “Vorrei giocare io vs l’Inter. Strama inesperto? Macchè, ha il calcio qui!”

In pochi giorni, l’Udinese di Stramaccioni e Stankovic affronterà in rapida successione la Milano del calcio: sempre allo stadio Friuli, i bianconeri si batteranno con Milan e Inter tra sabato e martedì, in due match che entrambi – sia...

Dario Di Noi

In pochi giorni, l’Udinese di Stramaccioni e Stankovic affronterà in rapida successione la Milano del calcio: sempre allo stadio Friuli, i bianconeri si batteranno con Milan e Inter tra sabato e martedì, in due match che entrambi - sia Strama che Deki - sentono in modo particolare.

Le emozioni saranno contrastanti, prima contro i rivali del passato e poi con chi, quel passato, glielo ha reso magico. Le sue sensazioni, Dejan Stankovic le ha raccontate al Messaggero Veneto, dopo essere stato ospite della loro www. Ecco le sue parole…

Stankovic, eravamo rimasti a Belgrado, lo scorso novembre, con la nazionale serba che la stava corteggiando e lei che declinava l’invito per restare all’Udinese. Pentito?

“Sono un realista, sono sempre stato così. Per questo non mi sono assolutamente pentito della mia scelta. E devo dire che non è mai successo nella mia vita da calciatore prima e da allenatore adesso. Devo spiegarmi bene: quattordici mesi fa potevo diventare presidente della Federcalcio in Serbia, ma non ho accettato perché non era il momento giusto per me in quel ruolo. Così quando Andrea Stramaccioni mi ha proposto di fargli da vice e ho accettato nel giro di una giornata: è una grande opportunità perché posso crescere, fare esperienza e quindi mettermi nelle condizioni di scegliere davvero. Non dico quanto quella voce di un’offerta per diventare ct della Serbia fosse vera, dico che quando accetterò quella panchina lo farò perché sarò in grado di guidare la nazionale grazie alla mia esperienza, senza aiuti esterni. Ho 36 anni, c’è tempo”.

A proposito di bagaglio: si dice che il tallone d’Achille di Stramaccioni sia l’inesperienza. Cosa risponde a usa chiave di lettura?

“Sorrido. È una scusa. Se volete utilizzarla dite pure che Andrea non ha esperienza. Lo dite perché è giovane come allenatore? O perché siete condizionati dai risultati? Io rispondo che questa argomentazione non sta in piedi: ha fatto anni e anni di settore giovanile, ha allenato l’Inter e adesso è qui. E sta cercando di mettere in pratica il suo calcio. Io ho scelto di fargli da vice perché lui è per il calcio moderno”.

Dagli altri tecnici che ha avuto in carriera cosa ha preso?

“Cerco di ricordami di tutti. Dei consigli che mi davano i miei allenatori. E spesso ora capisco anche il perché. Se devo fare un nome di uno faccio quello di Zaccheroni che a alla Lazio mi lanciò e all’Inter mi diede un ruolo nuovo”.

Cosa è mancato finora all’Udinese, il gioco?

“Strama il calcio ce l’ha qui (e mostra il dito mignolo della mano sinistra, girando una sorta di filo intorno con la destra, ndr). Dobbiamo solo seguirlo. Questo sport è strano perché per dieci centimetri o per un minuto in più, tutto cambia. E questo condiziona anche i giudizi. Quelli dei tifosi. Quelli della stampa che magari si sofferma su alcuni aspetti che, invece, dall’interno, tu capisci che sono poco rilevanti. La pressione? Anche qui si avverte, anche se in altra forma rispetto a Roma o Milano, ma senti anche la passione che coinvolge i nostri tifosi”.

Allora cerchiamo di scoprire il difetto: manca la personalità?

“Sono cresciuto in Serbia. Sono un figlio dello sport del mio Paese, dove i campioni non mancano mai. Nel calcio, nel basket che ho praticato da ragazzino, nel tennis, nella pallanuoto. Quando torno a Belgrado spesso incontro questi campioni: Divac, Nole (Djokovic, ndr) sono degli amici perché abbiamo in comune il modo di interpretare l’agonismo. Ecco, a questa Udinese manca un po’ di carattere. Io parlo spesso con questi ragazzi, li ascolto, li osservo: sono professionisti esemplari, anche i più giovani, ma a volte manca quel pizzico di carattere che ti porta a fare risultato. Per questo aspetto con curiosità le partite con Milan e Inter. Sono gare che vorrei giocare: dobbiamo vincere gli uno contro uno, il tuo uomo non deve scappare, altrimenti perde la squadra. È questo il calcio”.

Un calcio spietato: se non arriveranno segnali positivi dalle prossime partite il club potrebbe anche ripensare al futuro con Stramaccioni e il suo staff...

“Abbiamo adesso sette partite per far vedere la vera Udinese a Pozzo. Ero presente al colloquio con i vertici della società: qui il progetto non è legato ai centimetri o agli episodi, vogliono vedere che si cresce. E io sono convinto che questo gruppo può diventare più forte, di prospettiva”.

Una prospettiva che, nella testa di Stankovic, vede anche Di Natale tra i protagonisti?

“Totò è un campione. Ed è un giocatore in tutto per tutto. Lo vedo quando prima della partita pensa a quello che succederà sul campo, lo ascolto quando mi dice: “Deki, mi fa male lo stomaco”. Buon segno: fino a quando senti qualcosa dentro vuol dire che puoi dare ancora tanto al calcio. Deciderà lui cosa fare a fine stagione, io gli posso solo dire che gli Emirati Arabi possono attendere”.